Technologie e Diritti

Corte di Strasburgo: in Romania pessime condizioni di detenzione e molti arresti ingiustificati

Fino al 70% dei ricorsi CEDU contro la Romania sono legati alle condizioni di detenzione, sostiene l’unico giudice rumeno presso la Corte dei diritti dell’uomo.

by The Association for the Defense of Human Rights in Romania – the Helsinki Committee

Il giudice Iulia Motoc, l'unico giudice rumeno presso la Corte dei diritti dell'uomo, ha recentemente partecipato ad un evento organizzato dal Parlamento rumeno per celebrare il ventesimo anniversario della ratifica della Convenzione europea da parte della Romania; durante lo stesso ha dichiarato che i principali ricorsi contro la Romania che giungono a Strasburgo riguardano le violazioni del diritto alla libertà e le condizioni di detenzione - ciò indica che nei paesi dell'Europa orientale le cose continuano a funzionare secondo il modello totalitario usato per decenni.

Il giudice Motoc ritiene che, mentre sono stati fatti passi fondamentali nella modernizzazione del sistema giudiziario, la pressione dell’opinione pubblica, nella maggior parte delle cause, conta ancora molto quando i giudici devono deciderle, invece di prestare attenzione alle disposizioni di legge, come richiesto dalla Corte europea. Il giudice rumeno crede che sia essenziale educare l’opinione pubblica al rispetto dei diritti umani.

"Tutti i paesi dell'Europa orientale hanno problemi con le violazioni dell’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, questo perché gli stati totalitari hanno interpretato in maniera differente il concetto di libertà. La Romania non presta sufficiente attenzione alle condizioni di detenzione perché è difficile educare l’opinione pubblica al rispetto dei diritti dei detenuti. Soprattutto nei paesi economicamente più poveri”, ha detto il giudice Motoc. "La questione delle condizioni di detenzione rimane centrale nei ricorsi CEDU contro la Romania; penso che la maggior parte dei casi, circa il 60-70%, siano legati alle condizioni di detenzione. "

Il Giudice Motoc ha richiamato la Romania a migliorare il rispetto delle norme della Corte, aggiungendo che: "La Romania non viene condannata dalla Corte EDU tanto per la qualità delle decisioni, che sono migliorate in maniera significativa; il più delle volte, le condanne sono legate al modo in cui le questioni relative alle condizioni di detenzione in generale sono affrontate da parte del Ministero della Giustizia e il Governo, enti che possono migliorare il loro operato se spinte dall'opinione pubblica. Non credo che la Romania sia, attualmente, in regola con le decisioni della Corte, soprattutto in considerazione delle valutazioni del Comitato per la prevenzione della tortura. Presso la Corte di Strasburgo viene data priorità ai ricorsi riguardanti le violazioni dell’articolo 3, in particolare rispetto alla quantità di spazio disponibile per ogni detenuto e alle condizioni sanitarie. Nella terza sezione della Corte, dove si trova la Romania e dove io svolgo la funzione di giudice, il 70% dei casi in sospeso sono legati a questi temi".

Arresti sotto la pressione dell'opinione pubblica

Il secondo motivo più comune dei ricorsi contro la Romania portati dinanzi alla Corte EDU è legato all’applicazione dell'articolo 5 § 3, in quanto il giudice Motoc spiega: "[il problema] è legato in particolare al modo in cui i giudici giustificano gli arresti e la custodia cautelare e li prolungano dopo un certo periodo. Abbiamo visto come in Europa orientale ci sia stata una vera e propria patologia nell'ordinare le custodie cautelari in carcere per lunghi periodi di tempo, addirittura per mesi o anni, senza che queste trovassero alcun giustificato motivo, come veniva richiesto dalla Corte, come nel caso di tentativi di sfuggire alle indagini o per pericolo di fuga dal Paese. Tali condizioni, richieste dalla Corte, non sono state prese in considerazione; i tribunali spesso giustificano le proprie decisioni invocando la pressione dell'opinione pubblica. Ancora una volta, vediamo la necessità di educare l’opinione pubblica al rispetto dei diritti umani".

Il giudice Motoc ha concluso invitando i giudici rumeni ad essere più prudenti nelle decisioni, valutando caso per caso senza piegarsi alle pressioni dell'opinione pubblica. "Dobbiamo capire che se queste condizioni non verranno rispettate, l'indagato non potrà essere arrestato solo perché lo richiede la l'opinione pubblica" ha detto il giudice Motoc. "I tribunali devono essere coerenti nelle loro motivazioni e decisioni e non fare copia e incolla, come a volte succede".

***

Le dichiarazioni del giudice sono state rese in un contesto in cui la Romania ha ricevuto negli ultimi anni molti richiami della Corte EDU a causa delle condizioni di detenzione e del sovraffollamento delle carceri. Questi sono le questioni più comunemente affrontate dall’ APADOR-CH nei report pubblicati dopo le visite ai centri di detenzione.

Per quanto concerne la detenzione preventiva, l’APADOR-CH si è recentemente impegnata in un progetto lanciato da Fair Trials International (FTI), una ONG con sede a Londra, intitolato “The Practice of Pre-Trial Detention: Monitoring Alternatives and Judicial Decision-Making.”

Il progetto si propone di contribuire ad una più ampia comprensione del modo in cui la custodia cautelare viene utilizzata nell'Unione europea, quali sono le ragioni e la frequenza del suo utilizzo e le misure alternative alla custodia cautelare.

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