Technologie e Diritti

Polizia della Repubblica Ceca inadempiente in un caso di violenza ostetrica

La Corte Costituzionale Ceca ha dato ragione alla donna che ha subito violenza dal personale dell'ospedale durante il parto e che accusava la polizia di non aver indagato in maniera adeguata.

by The League of Human Rights

All'inizio del mese la Corte Costituzionale Ceca ha confermato la denuncia penale da parte di una donna contra la polizia per non aver adeguatamente indagato sulle sue accuse di trattamento inumano e degradante subito dal personale dell'ospedale durante il parto.

L'infermiera presente aveva esercitato una forte pressione sulla donna durante il travaglio, senza alcun motivo o allarme, mettendola in pericolo di vita per via di un'emorragia e rompendo la clavicola del bambino. La donna aveva in seguito presentato una denuncia penale contro l'infermiera e il medico curante per violenza e trattamento inumano, ma la polizia ha fatto poco per indagare: si è limitata a sentire l'infermiera.

La Corte Costituzionale ha dato ragione alla donna e ha confermato che le indagini sono state totalmente inadeguate perché la polizia non ha sentito né lei né il medico che stava seguendo il parto. La polizia inoltre non ha procurato delle prove di esperti indipendenti e ha negato alla ricorrente l'accesso ai file. Quindi il requisito di efficacia dell'indagine non è stato soddisfatto, in particolare per quanto riguarda il coinvolgimento della ricorrente nelle indagini.

La corte ha inoltre affermato che si tratta di un'indagine che, secondo la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, avrebbe dovuto rispettare i seguenti criteri minimi: essere indipendente e imparziale, attraverso un controllo adeguato, pronto e di carattere pubblico. La corte ha stabilito che la polizia ceca non ha rispettato queste condizioni.

“Questo caso è di grande importanza per altre donne che sono esposte a violenza ostetrica negli ospedali cechi. Tra i vari esempi ci sono gli interventi senza il consenso o addirittura contro la volontà della donna. In questo caso in particolare si è realizzata una pressione sull'addome, una procedura proibita pressoché ovunque, che ha comportato una situazione di rischio per la vita della donna. Ci sono casi documentati di morti della madre o del bambino a seguito di questa procedura,” ha dichiarato Zuzana Candigliota, avvocato della League of Human Rights.

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