Technologie e Diritti

"Non vogliamo Rom qui!"

In risposta alla modificazione delle norme abitative volte a trasferire le persone Rom da Miskolc, Ungheria, sono state introdotte regole assurde da insediamenti adiacenti a titolo di “auto-difesa”.

by Hungarian Civil Liberties Union

Gli enti locali in Ungheria stanno cercando di superarsi a vicenda creando regolamenti con il concreto, e spesso esplicito, obiettivo di sbarazzarsi dei cittadini ungheresi di origine Rom. Dietro agli evidenti tentativi di esclusione, il cinismo con cui la legalità è stata assicurata merita una particolare attenzione: ci vorrebbero anni per annullare i regolamenti discriminatori creati a casaccio.

Sátoraljaújhely, una cittadina di campagna vicino a Miskolc, ha introdotto una regolamentazione assurda attraverso un'ordinanza comunale che il governo locale descrive come “auto-difesa”. In una lettera all'Ufficio del Governo della Provincia di BAZ, l'Unione Ungherese per le Libertà Civili ha espresso la sua preoccupazione in merito alla costituzionalità e legalità delle cosiddette ordinanze municipali, che in effetti sono sprovviste di qualunque parvenza legale, al di là della numerazione in paragrafi. L'ufficio ha certamente alcune obiezioni contro questo strano artefatto, dal momento che ci ha informati di aver inviato una richiesta al consiglio comunale di rispettare la legalità.

Il comune di Miskolc ha creato un regolamento discriminatorio unico

Questa nuova regolamentazione è un tentativo di spingere gli affittuari di abitazioni di edilizia sociale fuori dalla città, il che chiaramente discrimina in maniera indiretta le persone Rom. Quindi, ci siamo appellati all'ombudsman, affinché chieda una revisione costituzionale della normativa modificata. In questa richiesta all'Ufficio del Commissario dei Diritti Fondamentali (l'ufficio dell'ombudsman), abbiamo evidenziato che l'azione legale della municipalità è pericolosa anche perché genera ulteriori regolamenti municipali che violerebbero gravemente i diritti fondamentali. Questo perché le novità nella regolamentazione a Miskolc hanno provocato reazioni di “auto-difesa” da parte dei sindaci di diversi insediamenti adiacenti: Miskolc non deve esportare la sua miseria!

Da una lato, questa risposta è comprensibile: riconosciamo che Miskolc ha molti più strumenti a sua disposizione per migliorare la situazione delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema rispetto, per esempio, a quanti ne abbia Nyékládháza. Tuttavia, il punto è che una tale reazione di “auto-difesa” molto difficilmente può rientrare in un'accettabile cornice costituzionale. In più, essa è senza dubbio diretta contro la povertà dei Rom, piuttosto che contro la povertà in quanto tale, aprendo la strada ad ulteriori, seppur implicite, ordinanze anti-Rom.

Indubbiamente, il caso di Sátoraljaújhely conferma questo. E' improbabile che persone toccate dalla regolamentazione introdotta a Miskolc emigrino massicciamente in questa città al confine slovacco, a circa 86 chilometri da Miskolc. Ma a chi importa? Il punto è di enunciare, in maniera propagandistica (soprattutto in vista delle incombenti elezioni locali): “Non vogliamo Rom qui!”

Nessuno si preoccupa della legalità dei nuovi regolamenti

Apparentemente, il sindaco ha imparato la lezione dal suo collega di Miskolc: il governatore della città trascura il fatto che, al contempo, tutte le persone di origine Rom sono già stigmatizzate da regolamenti che definiscono i residenti dell'edilizia sociale come problematici e indesiderati, e che le ordinanze imposte colpiscono persone che hanno correttamente pagato il loro affitto e rispettato le regole previste dai loro contratti di locazione. Il regolamento introdotto a Miskolc lo scorso maggio in effetti colpisce persone che abbandonano le loro abitazioni di edilizia popolare sulla base di un comune accordo con il governo locale che agisce come proprietario.

Di fatto a nessuno interessa la legalità nel consiglio municipale locale. Il regolamento è stato adottato nonostante l'esplicito avvertimento notarile riguardo la sua natura illegale. Il sindaco ritiene che un ordinanza non dovrebbe essere discussa dai membri di un consiglio in termini di legalità, poiché ci vorrebbero anni affinché un tribunale decida su tale materia – così, nel frattempo, perché non lasciare che un'ordinanza illegale regolamenti la questione?

La brutalità dell'ordinanza concepita in tali circostanze va al di là di ogni immaginazione: escluderebbe, nel caso in cui qualcuno venisse ancora a vivere lì, le persone soggette a tale regolamentazione da ogni sostegno comunale o aiuto così come da servizi di gestione del debito, dal diritto di acquistare proprietà o affittare in maniera permanente proprietà immobiliari del Comune e, di fatto, anche dai servizi pubblici.

La triste notizia è che non si tratta di uno scherzo da cabaret, ma della realtà ungherese, che ha prodotto questa “regolamentazione legale” che ha validità indeterminata.

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