Democrazia e Giustizia

Pescatori tunisini scarcerati perché “la Libia non è un porto sicuro”

Sei pescatori tunisini che avevano trainato un'imbarcazione di migranti verso l'Italia ed erano stati arrestati per traffico di essere umani sono stati scarcerati da un tribunale italiano.

by Roberta Martucci Schiavi
Imbarcazione usata da migranti abbandonata a Lampedusa

Nessuna prova che i pescatori avessero organizzato il viaggio

Gli uomini erano stati arrestati il 30 agosto a Lampedusa, ma si è poi stabilito che non avrebbero potuto riportare i migranti in Libia “perché non è un porto sicuro”. Per questo motivo i giudici del Tribunale del riesame di Palermo li hanno liberati. “Non ci sono elementi per sostenere che abbiano avuto un ruolo nell'organizzazione del viaggio, la circostanza che si siano messi a pescare solo per allontanare i sospetti appare allo stato poco verosimile”.

Respinta la tesi della Procura

Secondo l'ipotesi della Procura di Agrigento, i pescatori avrebbero deliberatamente trainato la barca con 14 migranti a bordo fino a Lampedusa, senza avvisare le autorità. “Sei pescatori che hanno soccorso un'imbarcazione in difficoltà sono stati scambiati per trafficanti di esseri umani”, hanno dichiarato gli avvocati Leonardo Marino, Giacomo La Russa e Roberto Majorini.

Uno dei giudici ha aggiunto che “E' inverosimile che si siano messi a pescare solo per allontanare sospetti e non potevano portarli in Libia perché non era un porto sicuro”. In altre parole, i giudici hanno sottolineato che la scelta di trainare i migranti fino a Lampedusa non riflette la volontà di portarli in Italia in maniera illegale, perché “pur trovandosi in Sar libica, non potevano essere trasportati in Libia, che non può certo definirsi porto sicuro ”.

In risposta al parere della procura, secondo cui l'imbarcazione si trovava in buone condizioni e non era a rischio, i giudici hanno sottolineato che “allo stato è un'osservazione superficiale e poi bisogna considerare che era sovraccarica”. Infine, secondo il Tribunale del riesame, esistono due versioni dei fatti e “gli indizi, sebbene esistenti, non sono gravi”.

I pescatori hanno rilasciato dichiarazioni dopo il loro rilascio

Chamseddine Bourassine, difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano, e gli altri pescatori, a sostegno dei quali si sono mobilitate associazioni in Italia, in Francia e nel loro paese, sono noti in Tunisia per aver salvato decine e decine di migranti davanti alle coste nordafricane. "E' la prima volta che abbiamo problemi di questo genere. Abbiamo salvato tante vite umane, lo abbiamo fatto in molte altre circostanze. Per salvare vite umane abbiamo fatto tanta formazione", ha detto appena scarcerato Chamseddine Bourassine.

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