Technologie e Diritti

Il licenziamento per aver partecipato alla Marcia per l'Uguaglianza è discriminazione

Un tribunale distrettuale polacco ha stabilito che il licenziamento di un dipendente per aver partecipato alla Marcia per l'Uguaglianza di Cracovia costituisce discriminazione e violazione dei suoi diritti.

by Polish Helsinki Foundation for Human Rights

La scorsa settimana, la Corte Distrettuale di Warszawa-Śródmieście ha stabilito che il licenziamento di un dipendente per aver partecipato alla Marcia per l'Uguaglianza di Cracovia è illegale e discriminatorio. Il ricorrente, Ariel T., ha ricevuto un risarcimento di circa 600 euro (2,500 zloty polacchi).

Ariel T. sfilava in prima fila alla Marcia per l'Uguaglianza di Cracovia del 2012, attirando così l'attenzione dei suoi colleghi di lavoro e dirigenti di linea. Lo stesso giorno, il suo capo gli ha scritto il seguente messaggio: "Hai il giorno libero domani. Da oggi non lavori più per la nostra azienda. Mi spiace!" I suoi dirigenti inoltre gli hanno inviato vari commenti denigratori riguardanti il suo orientamento sessuale e la partecipazione all'evento. Così, dopo soli sei mesi di lavoro presso l'azienda, il suo contratto è terminato senza tanti convenevoli.

La corte distrettuale ha ritenuto che Ariel T. è stato licenziato per la sola ragione che il suo datore di lavoro, venuto a sapere della partecipazione di Ariel alla Marcia per l'Uguaglianza, lo ha considerato un membro della comunità LGBT, un chiaro atto di discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale. La sentenza ha previsto il risarcimento per le perdite finanziarie derivanti dalla sua disoccupazione, ma non può prevedere un compenso per il danno personale e morale perché Ariel si è rifiutato di testimoniare, impedendo in tal modo al tribunale di poter determinare l'entità della sua sofferenza personale.

"Ciò che conta è che il tribunale ha ammesso che in questo caso c'è stata una discriminazione esplicita per via dell'associazione; in altri termini, si è trattato di una situazione in cui una persona è stata trattata in maniera sfavorevole perché ritenuta affiliata ad uno specifico gruppo, anche se un'effettiva affiliazione non c'era," ha affermato Dorota Pudzianowska, coordinatrice del programma legale "Articolo 32" della Fondazione Helsinki per i Diritti Umani. "In più, tale sentenza costituisce una delle prime decisioni prese nell'ambito della Legge sull'Uguaglianza, che ha implementato le direttive UE sull'uguaglianza di trattamento," ha aggiunto la Pudzianowska.

La Fondazione Helsinki per i Diritti Umani si è costituita parte civile al processo.

La sentenza non è ancora definitiva.

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