Technologie e Diritti

L’Italia non è un paese per i bambini

Secondo l'ultimo rapporto di un gruppo di ONG l'Italia è molto lontana dal soddisfare gli obiettivi dell'UE in materia di politiche per l'infanzia.

by Associazione Antigone

Solo il 13,5% dei bambini ha accesso ai servizi per l’infanzia e agli asili nido, con opportunità ancor più ridotte nel Sud e nelle Isole. Ancora troppi sono i minorenni nella fascia di età 0/5 fuori dalla propria famiglia di origine che vengono accolti nelle comunità rispetto all’affido familiare o all’adizione. Inoltre, nonostante sia aumentato il numero dei bambini dichiarati adottabili e delle coppie che ne abbiano fatta richiesta, in proporzione, è diminuito il numero di bambini effettivamente dato in adozione.

Queste sono solo alcune delle conclusioni del 7°rapporto su“I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” a cura del Gruppo Crc presentato pubblicamente qualche giorno fa a Roma. Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo Crc) è un network attualmente composto da 87 soggetti del Terzo Settore e coordinato da Save the Childer Italia. Il Crc si è costituito nel dicembre 2000 con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child) in Italia, supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Secondo il Rapporto, che ha focalizzato la sua attenzione sulla fascia d’eta compresa tra gli 0 e I 3 anni, al 1° gennaio 2013 i bambini di questa età in Italia erano 2.171.465 e di questi uno su cinque è nato da almeno un genitore straniero. Ma per molti di questi bambini mancano le risorse e di conseguenza mancano i servizi: solo il 13,5% di bambini in questa fascia di età, nel 2012, ha trovato ad accoglierli servizi per l’infanzia e asili nido. Al Sud e nelle Isole la situazione è ancora più difficile: maglia nera per la Calabria con solo il 2,5% di bambini che hanno accesso ai nidi, seguita dalla Campania che raggiunge quota 2,8%. In molti Comuni, inoltre, si assiste a un alto numero di rinunce alla frequenza del nido sia da parte di famiglie che non sono più in grado di pagare le rette, spesso per il venir meno dell’occupazione della madre.

Per superare questi problemi sarebbe auspicabile la definizione di nuove procedure di finanziamento dei servizi per la prima infanzia: l’investimento pubblico in tal senso in Italia è drammaticamente basso sia nel confronto con l’Europa che in quello con le altre classi di età.

Sempre secondo i dati pubblicati dal Rapporto del Crc, nonostante il considerevole numero di coppie disponibili ad adottare, 31.3436 nel 2012, nello stesso periodo 1.900 erano i bambini che si trovavano ancora nel sistema di accoglienza temporanea, di cui il 59% in comunità e il 41% in affidamento familiare. Inoltre, la maggior parte di loro, il 51%, pur essendo adottabile, è stato collocata in accoglienza fuori famiglia per oltre due anni (di questi il 24% da 48 mesi e oltre).

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991. Il Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha il compito di monitorare i progressi compiuti dagli Stati nell’attuazione della CRC e dei Protocolli Opzionali

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