Democrazia e Giustizia

Marina Militare Italiana sotto inchiesta per mancato intervento per salvare i migranti nel 2013

Ufficiali della Marina e della Guardia Costiera sono sotto inchiesta per il mancato salvataggio di centinaia di migranti durante il naufragio del 2013 vicino a Lampedusa.

by Tommaso Fusco

È in corso l'inchiesta sui possibili reati di mancato salvataggio e omicidio colposo contro sette ufficiali e sottufficiali della Marina Militare e della Guardia Costiera. I presunti crimini si sono verificati l'11 ottobre 2013, quando una barca con a bordo centinaia di migranti affondò al largo di Lampedusa.

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP), Giovanni Giorgianni, ha ordinato una nuova inchiesta sulle azioni dell'equipaggio della nave della Marina Militare italiana Libra, e in particolare del suo comandante, Catia Pellegrino. Il GIP ha anche ordinato al pubblico ministero di considerare le accuse contro il comandante delle operazioni della Marina, Luca Licciardi, e contro il gestore del centro operativo della Guardia costiera, Leopold Manna. La decisione del giudice è stata emessa lo scorso martedì.

Chiamate di soccorso

Il peschereccio dei migranti, che era stato precedentemente mitragliato da un motoscafo libico, inviò diversi disperati segnali di SOS. Queste richieste di soccorso sono state raccolte da Libra e ora servono come prova del fatto che la nave italiana era a conoscenza della situazione di emergenza. Al momento delle chiamate di soccorso, Libra era a circa 20 miglia dal peschereccio, sebbene la barca dei migranti fosse tecnicamente all'interno dell'Area di Ricerca e Salvataggio maltese.

Come notato dall'ordine del GIP, il comandante di Libra ha dichiarato che in molte occasioni le navi italiane erano intervenute nella zona di ricerca e soccorso maltese, un'area troppo grande e difficile da presidiare dalla Marina maltese. Eppure, in questo caso, Libra non è intervenuta nemmeno quando Malta ha esplicitamente richiesto di farlo tramite un fax inviato alla nave. La comunicazione faceva riferimento alla natura sovraccarica e instabile della nave dei migranti, togliendo ogni dubbio sulla gravità della situazione.

La barca dei migranti si è capovolta dopo essere andata alla deriva - solo a poche miglia da Libra - per cinque ore. Secondo il registro delle comunicazioni di Libra, l'ufficiale comandante dell'operazione della Marina Militare Italiana nel Mediterraneo telefonò alla nave e ordinò di spostarsi più lontano – di fatto, per nascondersi alla nave dei migranti.
Quando la barca si è capovolta, sono morte 268 persone, tra cui 60 bambini.

Una tragedia evitabile

Secondo il GIP, "È chiaro che un ordine immediato di procedere alla massima velocità in direzione della barca dei migranti (come quello immediatamente successivo alla notizia del suo ribaltamento) emesso immediatamente dopo il fax inviato alle 16:22 da Malta, avrebbe permesso alla nave Libra di raggiungere il punto in cui si trovava la barca, anche prima che la barca si ribaltasse, o in ogni caso in tempo utile per contenere per quanto possibile le conseguenze più devastanti.

Il giudice decise di archiviare le accuse contro gli ufficiali della Guardia costiera Clarissa Torturro e Antonio Miniero e contro il capitano Nicola Giannotta perché, secondo il GIP, avevano eseguito diligentemente gli ordini secondo un sistema altamente gerarchico.

La speranza degli avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, che lavorano per l'associazione legale senza fini di lucro Progetto Diritti e che stanno difendendo alcuni membri delle famiglie delle vittime, è che nel processo si faccia luce sul responsabile della morte di oltre 260 persone, tra cui 60 bambini.

La tragica storia del naufragio è stata raccontata anche nel documentario di Fabrizio Gatti "Un unico destino: tre padri e il naufragio che ha cambiato la storia", che presenta nuove prove sui clamorosi ritardi nel salvataggio.

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