Technologie e Diritti

Perché dobbiamo fermare il progetto del mega carcere in Belgio!

Dieci organizzazioni chiedono l'immediata interruzione del progetto per un nuovo mega carcere ad Haren, in Belgio.

by Belgian League of Human Rights

Aumentare la capienza delle carceri non è una soluzione duratura al problema del sovraffollamento. Infatti, è stato osservato in molti paesi – compreso il Belgio – la popolazione detenuta tende ad aumentare al crescere della capienza.” [1]

Questa affermazione, supportata da esperienze in Belgio e all'estero, suona strana alla luce delle politiche carcerarie dei vari governi che si sono succeduti. Tali politiche hanno incluso l'introduzione di nove nuove “piani generali sul carcere,” alcuni dei quali sono stati già realizzati.

Tra questi progetti c'è quello di Haren, che intende creare il più grande complesso carcerario nel paese (1,190 detenuti in 18 ettari). Presentato come un “villaggio penitenziario” nel nordest di Bruxelles, ospiterà detenuti maschi e femmine e sostituirà le carceri di Saint-Gilles, Forest e Berkendael.

Il progetto non costituisce una risposta ai problemi che si suppone dovrebbe risolvere e anzi ne crea di nuovi. E' quanto 10 associazioni hanno provato a dimostrare durante una conferenza stampa alla fine del mese scorso al Palazzo di Giustizia. Le organizzazioni si sono riunite per formare la “Piattaforma per risolvere il disastro carcerario,” che chiede l'immediata cessazione del progetto del mega carcere di Haren.

Le 10 associazioni hanno fornito numerosi motivi per smantellare il progetto Haren:

Laurent Moulin dal Comitato Haren:

Da quando abbiamo sentito parlare del progetto per il mega carcere, abbiamo continuato a chiedere spiegazioni ai funzionari eletti, ma non abbiamo mai ricevuto risposte chiare. Vogliamo preservare il carattere semi-rurale di Haren e il mega carcere lo impedisce. Abbiamo accettato già molte infrastrutture (NATO, Ring, SNCB, Infrabel, un aeroporto) che costringono un territorio che il nuovo piano generale di Bruxelles esplicitamente intende mantenere aperto. Vogliamo preservare gli spazi verdi pubblici, essenziali per la responsabilizzazione delle persone. I nostri funzionari eletti non hanno mai spiegato perché hanno scelto questo posto per un sereno funzionamento della giustizia o per una buona integrazione ambientale.
Secondo Claire Scohier di Inter-Environment Bruxelles, questo progetto solleva molte questioni in termini di pianificazione del territorio:
Il progetto di un carcere, specialmente se si tratta del carcere più grande del paese, non può essere fatto senza pensare all'ambiente, come un semplice blocco di cemento posto al centro di un campo. Come si può vivere in un ambiente così? Ci sarà un nuovo ostacolo per i residenti locali, obbligati a percorrere molti chilometri per circumnavigare il blocco? Come possono accedervi giudici, avvocati, familiari dei detenuti e altri visitatori? Perché non rinnovare il carcere di Saint-Gilles, che è più centrale? L'obiettivo del consiglio di amministrazione dell'edificio è quello di migliorare le condizioni di detenzione o di guadagnare dalla vendita della costosa terra in cui si trova Saint-Gilles, sostituendola con la poco costosa terra di Haren?”
Alexis Deswaef, presidente della League for Human Rights, ha dichiarato che c'è un ampio deficit democratico attorno al progetto:
Il dibattito parlamentare sulle mega carceri presenta gravi lacune democratiche. La mancanza di dati oggettivi, in particolare per quanto concerne i costi delle infrastrutture carcerarie e il ricorso ad un partenariato pubblico-privato, è stato evidenziato dalla Corte dei Conti. Durante tutto il processo di sviluppo del progetto, nessuno degli attori coinvolti nel progetto – magistrati, avvocati, servizi di sostegno ai detenuti – è stato consultato per un progetto così gigantesco che impatta su molte questioni compresa la qualità della detenzione.”
Ricordando il costante problema del sovraffollamento delle carceri e i suoi effetti disastrosi sulla vita detentiva, Nicolas Cohen, vice-presidente dell'Osservatorio Internazionale delle Carceri Belgio, ha spiegato che non ha senso perseguire una politica che ha ampiamente dimostrato di essere inefficace:
Una politica di espansionismo penale e penitenziario è controproducente e problematica. Chiediamo un approccio integrato che coinvolga tutti gli stakeholders e si diriga in maniera risoluta verso una politica riduzionista. Chiediamo il congelamento di tutti progetti di nuove carceri per evitare l'espansionismo, come vediamo da anni.”
Fondato su presupposti incerti, il progetto pone anche molti problemi pratici, alcuni dei quali irrisolvibili. Hervé Louveaux dell'Associazione Sindacalista dei Magistrati:
Il progetto prevede, per esempio, la possibilità di effettuare udienze in carcere. Sarebbe impossibile radunare tutte le persone la cui presenza è richiesta, oltre che l'attrezzatura necessaria per organizzare le udienze. Un giudice, per esempio, dovrebbe impiegare varie ore per presenziare all'udienza, considerati gli spostamenti quotidiani, talvolta per un singolo caso. Non è pratico e comporta inaccettabili limitazioni ai diritti degli accusati.”

Tra i suoi molti effetti perversi, il progetto porterà ad un'irreversibile distruzione di 18 ettari di terra potenzialmente coltivabile. Florence Kroff del FoodFirst Information and Action Netword – Belgio:

La quota di terra coltivabile nella regione di Bruxelles è limitata ed è necessario preservare queste terre dalle costruzioni, soprattutto se si tratta di infrastrutture la cui inutilità è dimostrata. Questi terreni, o almeno la maggior parte di essi, possono svolgere il loro ruolo naturale (drenaggio dell'acqua, regolazione termale, ecc.) consentendo al contempo l'accesso ad un cibo di qualità prodotto localmente. Si tratta di una sfida importante, considerando la dipendenza delle città dalle loro più vicine e remote periferie per il nutrimento. Cementare 18 ettari di terreno potenzialmente coltivabile è uno spreco irresponsabile.”

La “Piattaforma per la risoluzione del disastro carcerario” ha inviato le proprie rimostranze a tutti i politici belgi chiedendo un appuntamento con i ministri più importanti: Charles Michel, Koen Geens, Jan Jambon, Rudi Vervoort, Celine Fremault e Pascal Smet. La stampa sarà informata delle evoluzioni dei reclami e delle future attività della piattaforma.

Ulteriori informazioni sulla “Piattaforma per risolvere il disastro carcerario” sono disponibili qui.

[1] Comitato per la Prevenzione della Tortura: Rapporto al Governo Belga sulla visita al Belgio da parte del Comitato per la Prevenzione della Tortura; CPT / Inf (2010) 24, §79.

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