Nel caso in questione, M.P. v. Poland, la Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU) si è espressa sulla dichiarazione unilaterale con la quale il governo polacco ha ammesso di aver violato i diritti del ricorrente tutelati dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.
La Polonia ammette la violazione di diritti
Il caso riguarda il figlio del ricorrente, che ha dichiarato di essere stato violentato dal suo terapeuta. Quest'ultimo è stato assolto sostanzialmente perché il tribunale ha ritenuto la testimonianza del figlio del ricorrente non attendibile per via della sua disabilità mentale.
"Nella sua dichiarazione, il governo polacco ha ammesso di aver violato un requisito procedurale previsto all'articolo 3, che proibisce la tortura e altri trattamenti o pene inumani e degradanti. Nel corso delle indagini, l'organismo preposto non ha tenuto sufficientemente conto del fatto che la vittima del presunto reato fosse una persona con disabilità mentali. Il governo polacco ha riconosciuto la violazione della Convenzione e dovrà risarcire il ricorrente con 40,000 euro,” spiega Katarzyna Wisniewska, coordinatrice del Litigation Program presso la Helsinki Foundation for Human Rights (HFHR).
Organizzazioni non governative di vari paesi europei, tra cui il Mental Disability Advocacy Centre di Budapest (MDAC) e HFHR, hanno presentato un amicus curiae durante il procedimento.
"Nel nostro parere forniamo, tra le altre cose, un'analisi degli standard polacchi e internazionali in tema di accesso legale e pratico da parte della persone con disabilità mentali ai procedimenti penali, comprese le indagini preliminari. Sottolineiamo che nel sistema penale polacco mancano misure concrete che tengano conto dei bisogni specifici delle persone disabili e le proteggano dalla vittimizzazione secondaria,” aggiunge Marcin Szwed, avvocato di HFHR.
Occorre 'rafforzare la consapevolezza'
Oltre a presentare un amicus curiae, HFHR nel novembre 2015 aveva richiamato l'attenzione sulla situazione delle persone con disabilità mentali nei procedimenti penali anche attraverso un appello al ministro della giustizia, in cui chiedeva l'introduzione di strutture adeguate per persone con disabilità mentali.
"La decisione presa dalla Corte EDU sul caso M.P. v. Poland potrebbe portare all'introduzione nel sistema polacco, in particolare nei procedimenti penali, di cambiamenti positivi riguardo i bisogni delle persone con disabilità mentali che sono state testimoni o vittime di reati. Tuttavia, questi cambiamenti non possono riguardare soltanto il contenuto della legge. E' necessario anche rafforzare la consapevolezza tra i giudici e i pubblici ministeri che le persone con disabilità mentali sono vulnerabili di fronte alla noncuranza che incontrano durante i procedimenti,” ha dichiarato Michał Kopczyński, avvocato presso HFHR.