Democrazia e Giustizia

Componenti di gas nervino esportati in Siria, intervengono ONG belghe

Tre aziende belghe stanno affrontando una causa per aver esportato componenti di gas nervino in Siria, in violazione delle norme nazionali e internazionali.

by David Morelli

In seguito alle rivelazioni secondo le quali alcune aziende belghe avrebbero inviato componenti di gas nervino in Siria, le organizzazioni per i diritti stanno aumentando le pressioni sul governo per porre fine alle esportazioni di armi ai paesi che fanno uso di armi contro i civili.

La Lega per i Diritti Umani (LDH), membro di Liberties e CNAPD chiedono al Ministero delle Finanze di disporre che il servizio doganale respinga future esportazioni di armi verso l'Arabia Saudita, considerato il ruolo del paese nella guerra in corso in Yemen.

Gas nervino in Siria

Questo è avvenuto dopo che il 18 aprile l'Agenzia doganale belga ha annunciato di aver avviato una causa contro tre aziende belghe che hanno esportato prodotti chimici in Siria, un paese sotto embargo. Queste componenti chimiche servono a produrre gas nervino, un'arma chimica per la distruzione di massa.

Esportandole, le tre aziende hanno palesemente violato gli obblighi del paese previsti dalla legge internazionale. Fortunatamente, l'Agenzia doganale belga sembra aver assunto consapevolezza della gravità di una tale violazione della legge internazionale denunciando l'esportazione di componenti chimiche al violento e repressivo regime siriano, dove la popolazione locale viene massacrata.

Vendita ai sauditi

Ma altri prodotti hanno lasciato il territorio belga in violazione della legge internazionale, come le armi prodotte in Vallonia ed esportate in Arabia Saudita nel gennaio 2018. Queste armi, alcune leggere, altre armi da guerra (come componenti di carri armati o di missili, ecc.), sono state incluse nell'elenco di licenze di esportazione che il ministro-presidente del governo vallone ha autorizzato nell'ottobre 2017. Queste licenze sono ancora oggetto di un'indagine avviata da LDH e CNAPD, per la sospensione e l'annullamento di fronte al Consiglio di Stato, la Corte Suprema Amministrativa Belga.

Finora, né il governo vallone né il Consiglio di Stato hanno negato l'urgenza che queste due organizzazioni hanno evidenziato fin dall'inizio del procedimento. Tutti concordano sulle conseguenze irreversibili che queste esportazioni di armi potrebbero avere: la violazione dei diritti fondamentali e delle libertà individuali (sistematicamente operate dal governo dell'Arabia Saudita), il potenziale uso delle attrezzature militari valloni per la repressione domestica o in contesto di conflitto armato, o il rischio che tali armi (o altre armi che potrebbero essere rimpiazzate da queste esportate) finiscano nelle mani di gruppi terroristici.

Sospendere le esportazioni di armi

In base all'articolo 78/12 della Legge sulla dogana e le accise, il servizio doganale è tenuto a rifiutare l'autorizzazione dell'esportazione di armi che includono merci soggette a restrizioni o divieti.

Nonostante questo, le licenze per l'esportazione di armi che il ministro-presidente del governo della Vallonia ha rilasciato il 18 ottobre 2017 contenevano una condizione per cui “la validità della licenza è sospesa quando un paese di destinazione è coinvolto in un conflitto internazionale o nazionale”, che è evidentemente il caso dell'Arabia Saudita, che guida una delle coalizioni militari al momento in guerra in Yemen.

Di conseguenza, in considerazione del fatto che l'Arabia Saudita è profondamente coinvolta in un conflitto di questo tipo, LDH e CNDAP chiedono al servizio doganale belga di applicare le misure di sospensione imposte dal ministro-presidente vallone, sospendendo così la fornitura di armi al Regno di Arabia Saudita.

Se non lo facessero, le autorità belghe sarebbero molto probabilmente ritenute responsabili della mancata conformità a tale clausola.

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