L'apertura delle Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) e la simultanea chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) sono state accelerate negli ultimi tre mesi, da quando il governo ha nominato un commissario unico incaricato dell'implementazione delle legge 81/2014.
Il commissario incaricato, Franco Corleone, che è al momento anche garante dei diritti dei detenuti in Toscana, ha avviato la sua attività nelle sei regioni che non hanno rispettato la data di scadenza (31 maggio 2015) per l'applicazione della legge: Toscana, Veneto, Abruzzo, Puglia, Calabria e Piemonte.
Cure migliori ai pazienti psichiatrici
Ad oggi, sono operative 24 REMS; entro due mesi, saranno 30. Lo scorso anno, si sono registrati 240 ingressi nelle 24 REMS, a fronte di 133 pazienti rilasciati. Questo dato dimostra che l'idea dell'OPG come luogo di detenzione, cura e custodia è stata trasformata attraverso le REMS in un luogo terapeutico di transizione.
Nelle REMS lavora soltanto personale medico qualificato: psichiatri, educatori, psicologi e operatori sanitari e sociali. In base alla nuova legge, la gestione delle REMS è competenza dell'Azienda Sanitaria Locale (ASL). L'intento è di garantire cure migliori ai pazienti. La contenzione meccanica non viene adottata se non nella REMS di Castiglione delle Stiviere e soltanto in casi estremi.
Misure di sicurezza
Uno dei nodi più importanti da risolvere è il numero di misure di sicurezza da scontare nelle REMS – sono state presentate circa 200 richieste di misure di sicurezza da scontare in struttura – e scegliere quali pazienti da destinarvi.
Il Commissario Franco Corleone suggerisce di risolvere il dilemma attraverso un “intervento legislativo che definisca i limiti al ricorso alle REMS, destinandole soltanto alle persone che sono state condannate almeno in primo grado.”
Per quanto riguarda chi è in attesa di giudizio, sarebbe possibile dare prioritariamente cura e terapie all'interno del sistema di assistenza psichiatrica penale o l'ospedalizzazione forzata o la messa alla prova. E' importante non ritornare alla logica dell' “asylum” contro la quale la società civile si è battuta a lungo.
La questione non è soltanto legale, ma anche etica, perché chiama in causa un pensiero consolidato sull'idea della pena e dell'assistenza, della follia e della salute. L'attenzione della società civile e il monitoraggio dei futuri sviluppi sono fondamentali. E' una nostra responsabilità collettiva.