Technologie e Diritti

Corte di Strasburgo: incostituzionali i divieti al Belgrade Pride

La Corte Europea dei Diritti Umani ha confermato la sentenza della Corte Costituzionale Serba secondo cui vietare quattro manifestazioni del Belgrade Pride è stato incostituzionale.

by Civil Rights Defenders
Il Belgrade Pride è stato vietato all'ultimo minuto per quattro volte dal 2009. Foto di Vesna Lalic
La Corte Europea dei Diritti Umani non ha ritenuto necessario giudicare i divieti una violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani per quanto riguarda la libertà di assemblea pacifica e di espressione, dal momento che il governo serbo ha concesso le autorizzazioni per i Pride Parade tra il 2014 e il 2016.

La corte di Strasburgo ha ritenuto che si trattasse di un trend positivo, considerato il fatto che nel 2014 e nel 2015 i cortei del Pride erano stati regolarmente autorizzati e sorvegliati dalla polizia, non avevano registrato incidenti e la corte lo ha considerato una tendenza positiva. Di conseguenza, la corte ha stabilito che i ricorsi incentrati sulla legislazione relativa alla libertà di assemblea pacifica e libertà di espressione richiamata dai divieti dei Pride 2009, 2011, 2012 e 2013 non potessero essere accolti per via dei significativi cambiamenti riscontrati tra il 2014 e il 2016.

Il ricorso alla Corte era stato presentato dal Comitato Organizzativo del Belgrade Pride, che include Goran Miletic, direttore esecutivo per i Balcani Occidentali di Civil Rights Defenders. Il divieto ha riguardato quattro anni – 2009, 2011, 2012 e 2013 – quando il governo serbo ha cancellato i cortei, spesso all'ultimo minuto e con varie scuse, anziché tutelare il diritto alla libertà di assemblea e altri diritti fondamentali.

Civil Rights Defenders è stata una costante presenza nei Balcani Occidentali fin dal 2000 e un importante catalizzatore nel tutelare i diritti delle minoranze, la discriminazione e i discorsi di odio, in particolare contro le comunità LGBT e rom.

"Una delle ragioni principali per cui ho deciso di intraprendere questa azione era legata alle continue “scuse” presentate dalle autorità per vietare il Belgrade Pride Parade. Di tutto, dal blocco del traffico alle questioni morali e di sicurezza. Naturalmente, tali argomentazioni rappresentano per le autorità una via per giustificare il fatto che non fanno il loro lavoro – cosa ancora più importante, proteggere i cittadini pacifici da teppisti e movimenti di estrema destra vogliosi di distruggere i diritti umani,” ha dichiarato Miletic.

Il Belgrade Pride Parade spesso è visto come una test per misurare l'impegno del governo serbo nel proteggere non solo i diritti umani, ma lo stato di diritto in generale. La Serbia ha anche violato la propria Costituzione e non ha rispettato gli standard e le convenzioni internazionali e la sentenza della corte prova in qualche modo ad affrontare questa questione.

Nel maggio 2013 la Corte Costituzionale Serba aveva stabilito che il divieto del Pride Parade 2011 avesse violato il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di assemblea e la corte aveva addirittura disposto il risarcimento dei danni a favore degli organizzatori del Belgrade Pride.

Tra il 2014 e il 2016 le autorità serbe hanno autorizzato i Pride Parade. Sarà così nel 2017? (Foto: Vesna Lalic)

A questa è seguita una seconda sentenza da parte della stessa corte riguardo il divieto del Pride Parade del 2009. Nel dicembre 2011, la Corte Costituzionale aveva stabilito che vietare questo Pride Parade avesse violato anche la Costituzione e nella sua sentenza concludeva che la decisione del Ministro degli Affari Esteri di ordinare agli organizzatori di cambiare il luogo del Parade 2009 avesse violato l'art. 54 della Costituzione Serba.

Il comitato organizzativo del Belgrade Pride 2011 aveva presentato un ricorso simile dopo il divieto del Pride 2012 e dei ricorsi alla Corte Europea dei Diritti Umani sono stati presentati dopo tutti i divieti.

Nonostante le proteste della Commissione Europea a seguito della decisione del Primo Ministro Serbo Ivica Dacic di vietare il corteo, giudicata una violazione dei diritti umani, il primo ministro considera la sua decisione una grande vittoria per la Serbia.

La Serbia ha ottenuto lo status di paese candidato all'UE all'inizio di quell'anno, eppure i divieti sono continuati nei due anni successivi. La comunità LGBT serba si batte da molti anni contro la discriminazione e l'omofobia e l'atteggiamento di risposta del governo serbo è stato di continuare a ribadire coi fatti che la legislazione contro la discriminazione è solo fumo negli occhi.

Civil Rights Defenders ha avuto l'opportunità di intervistare Goran Miletic riguardo all'importanza della sentenza della Corte EDU e di chiedergli se a suo parere la Corte EDU ha un impatto reale in Serbia.

Intervista a Goran Miletic, direttore esecutivo per i Balcani Occidentali di Civil Rights Defenders e tra i ricorrenti alla Corte EDU nel caso contro la Serbia.

Quali sono state le ragioni che l'hanno spinta a portare questo caso di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani?

Sono dell'idea che lo stato debba assumersi la responsabilità di implementare gli standard sui diritti umani. I rappresentanti dei governi dei Balcani Occidentali spesso pensano di non essere vincolati alle costituzioni, alle leggi e agli standard internazionali. E' molto importante dimostrare che abbiamo dei meccanismi efficaci nei casi in cui i funzionari pubblici e le istituzioni violino diritti fondamentali come la libertà di assemblea.

Che messaggio pensa che la sentenza mandi al governo serbo riguardo ai prossimi Pride Parade a Belgrado?

Avevo già previsto nel 2009 che avremmo dovuto fronteggiare vari divieti, ma anche che le Pride Parade sarebbero diventate prima o poi un evento ordinario a Belgrado. E' quanto è accaduto alla fine, grazie alla nostra perseveranza – i divieti sono stati una realtà fino al 2013, ma dal 2014 abbiamo organizzato tutti gli anni un Pride a Belgrado. Il messaggio è semplice – il governo deve garantire il rispetto degli standard sui diritti umani e a tutti i cittadini, compresi coloro che possono non essere molto popolari tra la maggioranza dei cittadini.

Pensa che gli atteggiamenti siano cambiati in Serbia dal primo divieto al Pride Parade nel 2009? Se sì, in meglio o in peggio? E qual è il cambiamento più grande che registrate?

Tutte le ricerche realizzate da Civil Rights Defenders in collaborazione con le organizzazioni partner mostrano che sono stati fatti dei progressi dal 2009. Tale evoluzione è lenta, ma sempre più persone conoscono qualcuno che fa parte della comunità LGBT e sempre meno persone pensano che l'omosessualità sia una malattia (circa il 65% degli intervistati). Tuttavia, un'alta percentuale di giovani giustifica la violenza contro la comunità LGBT e circa il 20% pensa che le persone LGBT dovrebbero essere considerate criminali. La violenza e la discriminazione sono problemi seri e governo, procuratori e tribunali spesso restano totalmente inattivi quando si tratta di garantire giustizia alla comunità LGBT.

Abbiamo visto alcuni attivisti LGBT serbi costretti all'esilio per via dei discorsi di odio, di costanti persecuzioni e minacce alla loro vita. Cosa la spinge a impegnarsi in questo ambito e quale messaggio vorrebbe inviare ai portatori di odio in Serbia?

Sono un cittadino serbo e mi aspetto di essere trattato con uguaglianza di fronte alla legge. Non sto chiedendo diritti speciali, ma non voglio nascondere il fatto che esisto solo tra quattro mura e non voglio accettare di avere meno diritti di altri cittadini. Quando si tratta di discorsi di odio, o di crimini di odio, la sola risposta deve essere il canale legale, per cui è essenziale che la magistratura faccia il suo lavoro. Dall'altro lato, il ruolo dei rappresentanti del governo dovrebbe essere quello di condannare qualunque forma di violenza e discriminazione e non lo stanno facendo. Di recente, alcuni di loro, compreso il primo ministro, hanno giustificato la violenza contro i difensori dei diritti umani. Civil Rights Defenders continuerà a sostenere i coraggiosi attivisti per i diritti umani nel paese e voglio contribuire per quello che posso nel mio ruolo di direttore esecutivo di questo programma.



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