Nel maggio 2014 un gruppo Facebook era stato esortato a manifestare contro il Sofia Pride 2014. La cosiddetta “parata anti-gay” era stata organizzata dal partito di estrema destra “Attacco” e dal partito VMRO-BND (ora parte della coalizione di governo in Bulgaria), oltre che dal non iscritto Partito Nazionalista Bulgaro – una sezione della rete neo-nazista “Sangue e Onore.”

Le espressioni estremiste di omofobia e le minacce di morte ai partecipanti al Sofia Pride 2014 sono state pubblicate sulle pagine Facebook di “parata anti-gay” e del “Partito Nazionalista Bulgaro”, oltre che sui moltissimi profili personali dei membri dei partiti. I post sono stati ampiamente ripresi dai media.

Il 13 giugno 2014, 22 giorni dopo il Sofia Pride 2014, Radoslav Stoyanov, un attivista LGBTI e regolare partecipante del Sofia Pride annuale, ha presentato una denuncia contro la Procura Regionale di Sofia (RPO Sofia). Ha chiesto un'indagine urgente perché la data del Sofia Pride era molto vicina e c'era un pericolo reale di concretizzazione delle minacce.

Nessun intervento

La procura di Sofia non ha realizzato alcun intervento fino al 21 agosto 2014, due mesi e otto giorni dopo che la denuncia era stata presentata e un mese e 17 giorni dopo il Sofia Pride 2014. Le indagini sono durate quattro mesi. Il 23 dicembre 2014 – oltre sei mesi dopo la presentazione della denuncia – la Procura di Sofia ha archiviato il caso.

Secondo il procuratore generale, i post su Facebook erano già stati cancellati, mentre alcuni di questi sono ancora presenti oggi. Ha dichiarato inoltre che i post cancellati non potevano essere recuperati, cosa che, naturalmente, è altrettanto scorretta – qualunque informazione cancellata viene conservata da Facebook per un certo periodo di tempo.

In base alla sentenza del procuratore regionale, i responsabili non intendevano incitare alla commissione di reati, ma esprimere al pubblico che “tale comportamento e orientamento sessuale non dovrebbero essere esibiti in quanto immorali e potrebbero influire sullo sviluppo dei bambini.”

Svariate violazioni di diritti

Alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, il Bulgarian Helsinki Committee ha denunciato che lo stato non ha ottemperato ai suoi obblighi procedurali, violando i diritti del richiedente a non subire trattamenti inumani e degradanti – Articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (CEDU); al rispetto della vita privata e familiare – Articolo 8 della CEDU; alla libertà di associazione e assemblea – Articolo 11 della CEDU; ad un ricorso effettivo – Articolo 13 della CEDU; e alla non-discriminazione – Articolo 14 della CEDU.

Il Bulgarian Helsinki Committee ha riportato che anche i partecipanti al Sofia Pride 2011 erano stati aggrediti e picchiati dopo il corteo.