Monitoraggio UE

UE apre secondo fronte della battaglia con la Polonia sullo stato di diritto

Perché la Commissione Europea ha deciso di portare la Polonia in tribunale per via del pensionamento obbligatorio dei giudici del paese? Ecco una spiegazione e un aggiornamento della battaglia dell'UE per sostenere i valori democratici negli stati membri.

by György Folk

Era ampiamente previsto, prima dell'annuncio di lunedì, che la Commissione Europea avrebbe rinviato la Polonia alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per la legge che obbliga al pensionamento di 27 giudici della Corte Suprema, compreso il presidente. E' solo l'ultima di un lungo elenco di misure regressive volte a far assumere al governo il controllo dei giudici da quando il partito Legge e Giustizia è salito al potere alla fine del 2015.

Non c'è tempo di aspettare

Chi segue da tempo la situazione sarà a conoscenza del fatto che la Polonia è sotto esame degli altri governi che fanno parte del Consiglio dell'UE ai sensi della procedura prevista dall'articolo 7. Qui puoi saperne di più di cosa prevede l'articolo 7. Per portare avanti tale procedura, almeno 22 governi devono votare a favore del riconoscimento che la Polonia rischia di rappresentare una grave minaccia per lo stato di diritto. La Commissione non è certa di avere i numeri per questo, poiché alcuni governi temono che se spingono per portare avanti l'applicazione dell'articolo 7 in Polonia, potrebbero essere i prossimi ad essere coinvolti. Ma il pensionamento obbligatorio dei giudici senior sarebbe un danno irreversibile per il sistema giudiziario del paese. Per questo aspettare che i governi UE intervengano insieme non è un'opzione realmente perseguibile.

Anziché lasciare che i governi UE ritrovino la loro coscienza collettiva, la Commissione ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia, affinché i giudici UE possano decidere in merito alla sua legalità o meno. Siccome possono occorrere anni per risolvere un caso, la Commissione ha fatto ulteriori passi chiedendo alla Corte di Giustizia un ordine provvisorio di emergenza (una 'misura ad interim') per costringere il governo polacco a sospendere la legge finché la corte di Lussemburgo non avrà emesso una sentenza definitiva.

La legge in questione è entrata in vigore il 3 aprile di quest'anno e consente ai giudici coinvolti di chiedere una proroga dei loro mandati per altri tre anni. Ma il potere di acconsentire a tale richiesta resta nelle mani del presidente polacco. Il presidente può consultare il Consiglio Nazionale della Magistratura per prendere tale decisione. Tuttavia, tale parere non è legalmente vincolante e il Consiglio stesso non sembra rispettare gli standard europei sull'indipendenza dei giudici – motivo per cui è stato sospeso all'inizio di questo mese dalla European Network of Councils for the Judiciary. Di fatto, il presidente ha piena discrezionalità su quali giudici mandati in pensione debbano poter continuare a prestare servizio.

Sentenza potrebbe fare pressioni

Che connessione c'è tra l'articolo 7 e il caso finito in tribunale?

La Commissione ha attivato l'articolo 7 alla fine dello scorso anno, in quanto il governo polacco si è rifiutato di implementare qualunque raccomandazione ricevuta nei due anni di negoziazioni previste dalla procedura formale, la “procedura dello stato di diritto”. Il 18 settembre i ministri UE hanno partecipato alla seconda audizione sulla Polonia prevista dalla procedura dell'articolo 7 e Varsavia ha mostrato scarsa volontà di affrontare le preoccupazioni espresse dalla Commissione. La procedura proseguirà parallelamente alla soluzione del caso in tribunale, nel tentativo di intervenire sul lungo elenco di dannose modifiche attuate dal governo.

Il vantaggio di portare il caso davanti al tribunale UE, piuttosto che attendere che i governi risolvano la questione politicamente, è che sarà più dura per il governo polacco spacciare una sentenza a suo sfavore come una cospirazione politica. E se il tribunale UE riscontrasse che la Polonia sta violando le regole europee – e la Polonia si rifiutasse poi di rispettare la sentenza, come ha accennato di voler fare – allora questo metterebbe ulteriori pressioni sui governi riluttanti nel votare sull'articolo 7. L'intero sistema giuridico UE che regola i commerci, gli spostamenti e altre forme di cooperazione tra gli stati, si regge sul fatto che tutti i paesi rispettano le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Qualunque governo che non intendesse sostenere l'articolo 7 in quella situazione indebolirebbe l'ordine giuridico che consente all'UE di funzionare.

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