Monitoraggio UE

CGUE dovrà valutare la situazione dei tribunali in Polonia

Il potere giudiziario in Polonia è stata smantellato a tal punto che gli altri stati membri UE si stanno chiedendo se sia ancora legalmente possibile estradare dei sospetti in quel paese.

by Polish Helsinki Foundation for Human Rights

Il mese scorso un giudice della Corte Suprema Irlandese ha chiesto alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) di esprimersi sulla possibilità di rifiutarsi di estradare una persona in Polonia in base alla procedura prevista dal Mandato di Arresto Europeo (European Arrest Warrant - EAW).

Secondo il tribunale irlandese, le recenti riforme di legge attuate dal governo polacco hanno limitato l'indipendenza della magistratura in modo tale che il sospetto potrebbe essere privato della possibilità di esercitare appieno il suo diritto ad un giusto processo.

Il mandato di arresto europeo

La procedura del mandato di arresto europeo è regolamentata dalla Decisione quadro del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri. Questo sistema si basa sul principio del mutuo riconoscimento.

In base a tale principio, un mandato di arresto nei confronti di un determinato soggetto emesso da un tribunale di uno stato membro dovrebbe essere riconosciuto e applicato negli altri stati membri UE.

Tuttavia, la stessa Decisione prevede il “rispetto dei diritti fondamentali ed osserva i principi sanciti dall'articolo 6 del trattato sull'Unione europea e contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (7), segnatamente il capo VI.”

CGUE e mandato di arresto europeo

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha già fatto riferimento a una situazione analoga a quella polacca analizzando un caso di estradizione in Ungheria nella sua giurisprudenza, nello specifico il caso Aranyosi and Căldăraru.

In quel caso un tribunale tedesco aveva chiesto un parere preliminare su una richiesta di estradizione in una situazione in cui le condizioni delle strutture penitenziarie del paese che ha emesso il mandato di arresto europeo violano i diritti umani. In quel caso particolare, il problema era il sovraffollamento nelle carceri ungheresi, fenomeno affrontato in molte sentenze della Corte EDU.

La CGUE ha stabilito che, considerata la presenza di prove credibili, specifiche e piuttosto aggiornate delle lacune sistemiche in tema di condizioni di detenzione nello stato membro che ha emesso il mandato, l'autorità giudiziaria è tenuta a verificare precisamente se ci siano le condizioni per ritenere che il soggetto che ha ricevuto un mandato di arresto europeo possa essere esposto ad un concreto rischio di trattamento inumano e degradante.

Per questo, l'autorità giudiziaria deve sospendere la decisione sulla consegna della persona e chiedere ulteriori informazioni entro un intervallo di tempo specifico. Infine, se l'esistenza di un tale rischio non può essere definita entro un tempo ragionevole, l'autorità giudiziaria deve decidere se la procedura di consegna debba essere portata a termine.

Indipendenza dei tribunali

Finora la CGUE non si è espressa sulla possibilità di rifiutare l'estradizione di una persona su cui è stato emesso un mandato di arresto europeo per via degli attacchi all'indipendenza dei tribunali e dei giudici nel paese che lo ha emesso.

In varie occasioni, tuttavia, i tribunali richiamato il diritto di accesso ad un tribunale indipendente; questo è avvenuto di recente nella sentenza sul caso Associação Sindical dos Juízes Portugueses v. Tribunal de Contas.

In questa decisione, la CGUE ha stabilito che quello della tutela giudiziaria efficace dei diritti degli individui è un principio generale della normativa UE. Nella sentenza della CGUE sul caso Associação, si legge che l'esistenza di una procedura di revisione giudiziaria efficace è una caratteristica intrinseca allo stato prevista dalla legge.

Tutti gli stati membri devono garantire, si legge nella sentenza, che i loro organismi giudiziari rispettino specifici requisiti come l'indipendenza.

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