Technologie e Diritti

Gesù può indossare jeans? Deciderà la Corte di Strasburgo

La Corte Europea dei Diritti Umani dovrà stabilire se le immagini di Gesù e Maria nella pubblicità offendono la sensibilità religiosa.

by Human Rights Monitoring Institute
La Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU) ha acconsentito ad esaminare il ricorso dello stilista Robert Kalinkin (rappresentato dall'Istituto di Monitoraggio per i Diritti Umani) riguardo alle restrizioni sproporzionate alla sua libertà di espressione.

Multato

Il manifesto pubblicitario vietato ritrae un giovane uomo e una giovane donna che indossano abiti della collezione Kalinkin, con slogan del tipo “Gesù, che pantaloni!”, “Cara Maria, che vestito!” e “Gesù [e] Maria, che vestiti indossate!”

Nel novembre 2012 l'Ispettorato Nazionale dei prodotti non alimentari ha dichiarato che le pubblicità che usano simboli religiosi sono irrispettose e inappropriate e possono essere considerate contrarie alla morale pubblica.

Sulla base di questi rilievi, l'Autorità Nazionale per la Protezione dei Diritti dei Consumatori ha stabilito che le pubblicità della collezione dello stilista violano le disposizioni contenute nella Legge sulla Pubblicità riguardanti la morale pubblica e ha multato il pubblicitario con 2,000 litas (579 euro).

Credenti offesi

La società responsabile dell'organizzazione della campagna, Sekmadienis UAB, ha impugnato la multa, ma in primo grado non ha avuto successo. Tra le altre cose, il tribunale ha fatto riferimento alla lettera della Conferenza Episcopale Lituana, firmata da un centinaio di credenti che hanno lamentato che le pubblicità offendevano i loro valori religiosi.

In appello, una delle tre camere del Tribunale Supremo Amministrativo Lituano ha confermato la sentenza di primo grado, sottolineando che i simboli religiosi sono stati usati in maniera inappropriata nelle pubblicità.

Tribunale lituano ha stabilito che le pubblicità sono evidentemente contrarie alla morale pubblica.

Per il tribunale, le pubblicità sono evidentemente contrarie alla morale pubblica, perché la religione, essendo una visione del mondo, inevitabilmente contribuisce allo sviluppo morale della società. I simboli di natura religiosa occupano un posto importante nel sistema dei valori spirituali degli individui e della società intera, hanno affermato i giudici, e il loro uso inadeguato li offende ed è contrario alle norme morali ed etiche universalmente accettate.

Il tribunale ha stabilito che la forma scelta per la pubblicità non è conforme al buon costume e al principio del rispetto dei valori cristiani e dei suoi simboli sacri.

Prossimo passo: Strasburgo

Karolis Liutkevičius, legale dell'Istituto di Monitoraggio sui Diritti Umani che rappresenta il caso a Strasburgo, ha dichiarato che la sentenza di cui sopra costituisce una restrizione ingiustificata della libertà di espressione degli artisti e degli uomini d'affari:

"Uno dei problemi fondamentali delle decisioni prese dalle autorità, che ci ha spinto ad intervenire sul caso, è il fatto che tendono a confondere la morale pubblica con la morale religiosa (in particolare Cattolica).”

Per Liutkevičius, la Lituania è uno stato laico – questo è uno dei principi fondamentali contenuti nella Costituzione.

"Con questo caso vogliamo ancora una volta portare attenzione su questo principio e, al contempo, proteggere il diritto di espressione che è libero da restrizioni irragionevoli sulla base della religione.”

Il governo lituano ha tempo fino al 24 gennaio 2017 per presentare ricorso sul caso.

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