Technologie e Diritti

Le lacune dell'Irlanda sulla vicenda dei diritti umani

Passo dopo passo, gli organismi promotori dei trattati sui diritti umani hanno ideato un modello tridimensionale per misurare quanto l'Irlanda rispetta i suoi obblighi internazionali, scrive Mark Kelly, direttore dell'Irish Coucil for Civil Liberties.

by The Irish Council for Civil Liberties

Ogni processo di monitoraggio europeo e globale ha aggiunto tasselli di verità, per delineare il rispetto dei diritti umani in Irlanda.

Tuttavia, restano varie ombre: la barbarica pratica chirurgica della sinfisiotomia; il trattamento dei superstiti delle lavanderie Magdalene; l'impossibilità di accedere all'aborto sicuro e legale. Alcune forme essenziali di tutela mancano del tutto: per esempio, non c'è ancora un monitoraggio indipendente delle condizioni nelle stazioni di polizia o del trattamento delle persone con disabilità e i diritti economici, sociali e culturali continuano a non essere presenti nella nostra Costituzione.

L'Irlanda è un membro titolare del Consiglio sui Diritti Umani dell'ONU dal 2013, posizione che continuerà a mantenere fino alla fine di quest'anno. In quella veste ha assunto una posizione di leadership a livello internazionale, ma non ha raggiunto sufficienti progressi nella tutela dei diritti umani in patria. Insieme ai suoi partner, l'Irish Council for Civil Liberties sta tracciando i progressi dello stato nell'implementazione degli standard sul territorio nazionale che esso ha promosso a livello internazionale durante il suo mandato presso il Consiglio dei Diritti Umani.

Se prendiamo in considerazione le raccomandazioni che sono state rivolte all'Irlanda negli ultimi anni, alcuni deficit generali di implementazione diventano evidenti.

Questo non è uno stato in cui l'autonomia e l'integrità fisica delle donne vengono rispettate. Quando prove evidenti di abusi sono state scoperte, la reazione dello stato è stata di proteggere i suoi interessi piuttosto che di assicurare la giustizia e fornire un risarcimento. In violazione delle raccomandazioni del Comitato sui Diritti Umani dell'ONU, ottantenni sopravvissute alla sinfisiotomia sono state obbligate a scegliere tra farsi indennizzare dai loro aguzzini in denaro e battersi in tribunale per rivendicare i loro diritti.

Le voci delle poche sopravvissute che hanno vissuto nelle lavanderie Magdalene sono state soffocate e le ripetute richieste da parte del Comitato ONU contro la Tortura di un'indagine indipendente sul loro trattamento sono state ignorate. Quando una donna in Irlanda è incinta, la nostra legge stabilisce che ceda il diritto di decidere se portare o meno a termine la gravidanza.

L'Irlanda non è zelante nella creazione di meccanismi efficaci di responsabilità. Due trattati fondamentali dell'ONU, sul monitoraggio dei maltrattamenti nei luoghi di detenzione e sui diritti delle persone disabili, sono stati accettati in principio dall'Irlanda nel 2007, ma nulla è stato ancora fatto per recepirli. Entrambi i trattati creerebbero dei meccanismi indipendenti di monitoraggio a livello nazionale che rinforzerebbero il controllo internazionale con interventi sul campo.

Sono emerse anche le ragioni principali della lentezza con cui l'Irlanda implementa i diritti umani. Nigel Rodley ne ha sintetizzata una nel suo riepilogo in occasione dell'apparizione dell'Irlanda di fronte al Comitato sui Diritti Umani dell'ONU la scorsa estate. Dopo aver citato “le lavanderie Magdalene, le comunità mamma-bambino, le violenze sui minori, la sinfisiotomia,” ha affermato: “E' quasi un repertorio ed è un repertorio che è stato portato avanti per un periodo che è difficile immaginare possa essere tollerato da qualunque partito. E io non posso esimermi dall'osservare che queste cose non sono scollegate dal sistema di valori istituzionali che è stato predominante nel partito al governo."

Religione a parte, il nostro sistema educativo non fornisce una preparazione approfondita sugli standard internazionali sui diritti umani ad una vasta generazione di avvocati che ora occupano posizioni di potere e influenza. La natura ed estensione degli obblighi internazionali dell'Irlanda è troppo spesso superficialmente (ed erroneamente) ignorata dagli operatori e dai giudici in favore della confortevole presenza dei principi della legge costituzionale acquisiti decenni fa.

Fondamentalmente, tuttavia, è improbabile che la vicenda dei diritti umani in Irlanda migliori significativamente finché la responsabilità operativa per l'implementazione delle raccomandazioni dei trattati non sarà chiaramente attribuita.

In conclusione, c'è motivo di un certo ottimismo dal momento che il Ministro degli Affari Esteri, Charlie Flanagan, ha di recente annunciato la sua intenzione di “dare maggiore attenzione e coerenza” al lavoro in Irlanda sui diritti umani, attraverso l'istituzione di un comitato interdipartimentale sui diritti umani, presieduto dal sottosegretario. Se viene dato un mandato forte ai rappresentanti di alto livello di tutti i reparti operativi competenti, questo potrebbe svolgere un ruolo importante nel far sì che l'Irlanda sia più orgogliosa dell'eredità della sua adesione al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Mark Kelly è direttrice dell'Irish Council for Civil Liberties - www.iccl.ie

Questo articolo è apparso per la prima volta come editoriale della versione stampata e online dell'Irish Examiner del 23 marzo 2015, come sezione di una panoramica dettagliata sul mancato rispetto da parte dell'Irlanda degli standard internazionali sui diritti umani, panoramica a cui ha contribuito anche l'Irish Council for Civil Liberties.

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