Democrazia e Giustizia

Belgio: tribunale blocca espulsione 'illegale' di migranti sudanesi

Il tribunale di primo grado di Liegi ha confermato che la recente espulsione di cittadini sudanesi attuata dalla segreteria di Stato per l'asilo e la migrazione è stata un’ordinanza illegale.

by David Morelli

Con l’accordo con il regime dittatoriale sudanese sull'identificazione dei migranti che stazionavano in un parco cittadino di Bruxelles, Theo Francken, il segretario di Stato belga per l'asilo e la migrazione, ha raggiunto un nuovo livello nella sua politica di persecuzione dei profughi. Tra gli arresti e le detenzioni vi sono famiglie e bambini che hanno cercato di sopravvivere nella capitale belga, nella speranza di partire e di raggiungere il Regno Unito.

Violazioni della CEDU

Con il pretesto che anche la Francia e altri paesi dell'UE collaborano con i funzionari sudanesi, Francken ha creduto di poter ignorare l'elevato numero di violazioni dei diritti umani che avvengono in Sudan, un paese governato da un regime dittatoriale.

Le incursioni della polizia effettuate per "ripulire" la capitale hanno provocato la detenzione di quasi 100 cittadini sudanesi. Attualmente si trovano reclusi in centri di detenzione in attesa di venire espulsi. Le autorità avevano organizzato i voli verso il Sudan e altri paesi terzi per la data del 5 ottobre.

Questa situazione estremamente urgente rischiava di mettere in pericolo la vita dei cittadini sudanesi destinati all’espulsione e per questo la Lega belga dei diritti dell'uomo (LDH) ha deciso di intervenire rivolgendosi alla corte con una richiesta unilaterale.

Il Tribunale di primo grado di Liegi si è pronunciato a favore della richiesta di LDH, sulla base dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo (CEDU), che prevede che: "Nessuno può essere sottoposto a torture o a trattamenti o a punizioni inumani o degradanti."

Espulsioni bloccate

Impartendo l’ordine di lasciare il proprio territorio, lo Stato belga ha commesso un atto illegale e violato il diritto soggettivo dei migranti sudanesi di non essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti e tortura ai sensi dell'articolo 3 della CEDU e il loro diritto al non respingimento ai sensi dell’articolo 33 della Convenzione di Ginevra.

Le conseguenze giuridiche di questa decisione sono piuttosto gravi: il tribunale ha vietato allo Stato di rimpatriare in Sudan o in qualsiasi altro Stato dell'UE, i migranti sudanesi detenuti a Liegi, fermando i voli previsti per il 5 ottobre. Il Belgio è stato anche diffidato dal collaborare con il governo sudanese nell’identificazione dei cittadini sudanesi.

Il giudice ha inoltre deciso di imporre una sanzione al governo belga di € 20.000 nel caso in cui lo Stato dovesse violare una delle due decisioni di cui sopra.

Il governo ha oltrepassato la linea rossa

Questa sentenza invia un potente messaggio al governo. Ora c’è bisogno di una risposta politica. Portando a compimento un tale accordo con il regime dittatoriale sudanese, il segretario di Stato per l’asilo e l’immigrazione ha apertamente oltrepassato la linea rossa delle sue politiche in cui il fine ("ripulire" la capitale) giustifica i mezzi (ordinare raid e arresti indiscriminati, cooperando con una dittatura).

Secondo LDH, sono in gioco sia la responsabilità del segretario di Stato che quella del governo, per aver coperto questi rimpatri illegali.

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