Technologie e Diritti

Limitare i diritti umani in nome della sicurezza

Rights International Spain ha avuto l'opportunità di conversare con Frank LaRue, ex inviato speciale ONU per la promozione e protezione delle libertà di opinione e di espressione.

by Rights International Spain
Rights International Spain ha affrontato con l'ex inviato speciale ONU questioni di grande

rilevanza e attualità per l'Europa: le limitazioni al diritto di riunione pacifica e di altri diritti in nome della sicurezza; le nuove politiche contro il terrorismo; il diritto alla privacy e gli effetti politici di Internet. Puoi leggere il testo completo dell'intervista qui.

Riunione pacifica

“... E' il modo attraverso cui i settori sociali meno visibili – quelli che hanno minore accesso alla stampa e/o alle autorità – possono esprimere la loro opposizione alle politiche pubbliche o criticare chi li governa. I governi devono preservare questo diritto per poter instaurare un dialogo con queste persone. Soltanto i governi autoritari restringono il diritto di riunione pacifica,” ha dichiarato LaRue. Rispetto alla situazione spagnola, a seguito dell'approvazione della Legge sulla Sicurezza e delle riforme del codice penale, l'ex inviato sostiene che “L'impressione è di una chiusura e mancanza di volontà nell'ascoltare la popolazione,” ponendo la Spagna sullo stesso piano di paesi come l'Egitto o la Cina.

Limitazioni in nome della sicurezza

LaRue ha aggiunto: “E' stato dimostrato che le misure restrittive che violano i diritti non sono efficaci nel garantire la sicurezza.” A suo parere, “Le libertà non devono essere limitate in nome della sicurezza – sarebbe una contraddizione in termini.” L'esperto dichiara francamente, “Chiunque limiti le libertà civili e i diritti dei cittadini è un dittatore.” I dittatori “non difendono la democrazia, piuttosto il loro potere e la loro violenza nell'esercitarlo.”

Combattere il terrorismo in un contesto democratico

Frank LaRue riconosce che “il terrorismo esiste e ognuno ha il diritto di proteggersi; inoltre, lo stato ha l'obbligo di proteggere i suoi cittadini.” Il contesto democratico deve essere rispettato in qualunque caso: “Altrimenti, i terroristi vincerebbero perché hanno imposto una forma di governo non democratica.” LaRue sostiene che “se i diritti civili vengono limitati, la sicurezza dello stato è indebolita.”

Controllo delle comunicazioni

L'ex inviato ritiene che “le misure di controllo tendono a diventare arbitrarie; persone che non hanno niente a che fare con il terrorismo vengono sottoposte a controllo.” Afferma inoltre che “Quando viene creata una cornice per combattere il terrorismo, chi impedisce ai governi dall'usare gli stessi mezzi per perseguire i loro oppositori politici? Ogni volta che un potere illimitato viene messo in piedi, può essere esercitato contro gli oppositori politici o contro le voci critiche.”

Charlie Hebdo e le limitazioni della privacy

LaRue ha dichiarato che l'attacco terroristico a Charlie Hebdo “ha cambiato l'atteggiamento dell'Europa sulla privacy e sulla protezione dei dati; a seguito dell'attacco c'è stata una reazione di panico che ha portato ad una legislazione che viola la privacy,” nonostante il fatto che questi diritti siano stati storicamente protetti nel continente. Secondo LaRue, “Non dobbiamo permettere che la paura del terrorismo o della violenza limiti in nostri diritti.” Le persone devono essere protette, conclude LaRue, ma in modo democratico, garantendo i diritti fondamentali.

Privacy e altri diritti

“Un inviato speciale sulla privacy avrebbe dovuto essere istituito molti anni fa, perché la privacy è riconosciuta nel Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e inoltre è essenziale per garantire l'esercizio di altri diritti, come la libertà di espressione e religiosa, così come la cittadinanza democratica in generale,” spiega LaRue. “Con la nascita di Internet e con la creazione di nuove tecnologie per la comunicazione – e con esse delle forme di controllo della popolazione – il bisogno di un inviato speciale di questo tipo è diventato ancora più impellente.”

Internet e i suoi effetti politici

“Internet è forse il salto tecnologico più importante: ha segnato il passaggio dalla comunicazione lineare alla comunicazione interattiva. Lo usiamo come forma di comunicazione ma anche come forma di conoscenza […] e dalla Primavera Araba abbiamo scoperto una nuova dimensione della rete: la possibilità per i cittadini di auto-mobilitarsi, fino ad arrivare a rovesciare i governi.” A suo parere, questo potere di fomentare la mobilitazione dei cittadini, così come il potere di Internet di portare attenzione sulle violazioni di diritti umani, è ciò che spinge i governi a cercare di controllarlo. “Ma nessun governo può pensare di essere in grado di controllarlo, è semplicemente impossibile.”



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