Technologie e Diritti

Com'è l'assistenza nei reparti maternità cechi? Top secret!

Ottenere dati da tutti i reparti maternità degli ospedali cechi su numero di nascite, parti cesarei e donne lesionate durante il travaglio è piuttosto difficile. Una madre ci sta provando da due anni.

by The League of Human Rights
Ha vissuto una brutta esperienza con la chirurgia che somministra l'epidurale, che consente di controllare il dolore durante il travaglio, così dopo il suo primo parto la madre di due figli Jarmila Hnilicova ha cominciato a interessarsi alla qualità dei reparti di maternità e agli interventi chirurgici eseguiti.

Prima del suo secondo parto, voleva dare un'occhiata alle statistiche complete sulle strutture nazionali. “Volevo sapere quanto fossero frequenti le complicazioni a seguito di somministrazione dell'epidurale. Mi sono resa conto che questo tipo di dato è quasi impossibile da ottenere e, cosa ancora peggiore, non si possono ottenere neanche le informazioni di base sui reparti maternità,” spiega sul sito di informazioni Lidovky.cz.

Voleva conoscere il numero totale di nascite, di parti cesarei e di episiotomie che hanno comportato un trauma al perineo o alla cervice, oltre che delle nascite che si sono concluse con lo stesso problema. Voleva anche sapere quanti erano i parti con l'uso del forcipe. Questa informazione l'avrebbe aiutata a decidere dove e come partorire il suo secondo figlio.

Neanche “rovistando” tra le statistiche ospedaliere

Tuttavia, l'Istituto per le Informazioni e le Statistiche (IHIS), ha continuato a negare questa informazione per quasi due anni, almeno nella sua completezza – pagando, la Hnilicova ha ottenuto soltanto una sintesi anonima. Sebbene questo confermasse la sua supposizione che ci siano significative differenze tra gli ospedali, senza i nomi delle strutture difficilmente lei poteva avere un quadro completo della situazione. Neanche il Ministero della Salute, in qualità di autorità suprema, l'ha aiutata in questo senso.

"Penso che non vogliano che nessuno rovisti tra queste informazioni, forse per via delle troppe pressioni da parte delle ostetriche,” ha dichiarato la Hnilicova.

La storia della difficoltà ad ottenere informazioni ha inizio alla fine del 2014, quando la Hnilicova ha appreso da un funzionario di aver bisogno dell'approvazione dei reparti di maternità per ottenere le informazioni, nonostante le fosse stato garantito che era possibile ottenerle senza.

Nel gennaio 2015, ha compilato una richiesta ufficiale, come previsto dalla legge ceca sulla libertà di informazione. L'IHIS ha respinto la richiesta, citando la legge sul servizio statistico statale e la legge sul servizio sanitario. In particolare, i funzionari hanno dichiarato che si trattava di dati statistici riservati e di informazioni personali che non potevano essere fornite insieme ai nomi dei reparti di maternità senza il loro consenso.

"Giustificano questo, tra gli altri motivi, con l'obbligo di proteggere gli individui. E' chiaro che non possano fornire informazioni dettagliate del tipo “la signora Smith ha partorito in queste circostanze. Ma non ho mai chiesto quel tipo di informazioni. Ho chiesto soltanto i nomi dei reparti di maternità e le loro statistiche,” ha dichiarato la Hnilicova.

Lottare per una scelta informata

Insieme al suo avvocato, Zuzana Candigliota, che da tempo tutela i diritti dei genitori, ha posto l'attenzione anche su altre argomentazioni apparentemente bizzarre poste dall'IHIS. “La richiedente ha un diritto garantito all'informazione,” ha argomentato la Candigliota, che lavora con la Lega per i Diritti Umani.

La Hnilicova ha anche sottolineato che i dati sulle procedure seguite nei reparti di maternità “necessari per fare una scelta libera e informata” da parte delle donne e possono migliorare la qualità dei servizi sanitari. L'avvocato di conseguenza ha presentato la richiesta al Ministero della Salute, che ha acconsentito a riesaminare ulteriormente la situazione.

La Hnilicova ha atteso una risposta per mesi, ma non ha ricevuto nulla. “Dopo sette mesi, mi è stato detto che una lettera del Ministero era andata persa da qualche parte. La cosa divertente è che l'Istituto e il Ministero si trovano nello stesso edificio,” racconta con una risata disperata.

Proteggere la salute pubblica?

Alla fine, nel luglio 2016 ha ricevuto l'ennesima risposta negativa da parte del Ministero della Salute. “Il diritto della richiedente è limitato per proteggere i diritti e le libertà di terzi, così come per via della necessità di proteggere la salute pubblica,” ha spiegato Jan Bacina, direttore dell'ufficio legale del Ministero della Salute,” in un documento di 10 pagine. A suo parere, l'IHIS ha fatto la scelta giusta nel non fornire alla Hnilicova le informazioni da lei richieste.

Il testo precisa inoltre che prendere in considerazione i dati statistici quando si sceglie una struttura sanitaria potrebbe essere fuorviante: “Il solo fatto che un ospedale in particolare abbia, per esempio, praticato più cesarei rispetto ad un altro, non riflette la qualità del servizio offerto. Le strutture più grandi, logicamente, hanno un numero maggiore di parti problematici, il che implica che vengano realizzati più interventi medici.”

La Hnilicova non è soddisfatta di tali spiegazioni. Lei e il suo avvocato stanno pensando ad ulteriori azioni. “Saranno dirette contro il Ministero della Salute, per via della sua decisione contraria alla legge,” ha dichiarato la Hnilicova.


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