Technologie e Diritti

Associazioni per la privacy chiedono di modificare legge italiana sull'hacking

Un nuovo disegno di legge in discussione in Parlamento contiene disposizioni sull'attività di hacking finanziata dal governo, ma gli organismi di monitoraggio ritengono che occorra cambiare linguaggio per proteggere il diritto alla privacy dei cittadini.

by Italian Coalition for Civil Liberties and Rights
Il 15 marzo il Senato Italiano ha votato su un disegno di legge presentato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando che riformerà il sistema della giustizia, comprese le modifiche al Codice di Procedura Penale.
Tra le molte disposizioni contenute nel disegno di legge, noto come ddl Orlando, ce n'è una che consente al governo di regolamentare, attraverso un decreto legislativo, l'uso di malware per avviare un'attività di hacking ai fini di un'inchiesta penale.

Un aspetto importante della legge, al momento in discussione alla Camera dei Deputati, è l'inclusione di indicazioni su ciò che un tale decreto può comportare, considerato che l'uso dell'hacking da parte delle forze di polizia italiane è ben documentato. Secondo un rapporto, è diventato il “metodo investigativo prescelto”.

Nel mese di marzo 2017, il Comitato ONU sui Diritti Umani ha espresso preoccupazioni per la pratica dell'hacking in Italia e ha sollecitato il governo italiano a rivedere il suo regime giuridico e garantire che qualunque hacking di dispositivi digitali sia conforme agli obblighi italiani ai sensi del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, in particolare l'Articolo 17, sul diritto alla privacy.

Hacking e controllo di stato

"L'hacking è una delle tecniche di sorveglianza a disposizione più intrusive e dobbiamo fare molta attenzione nel dare ai governi il potere di accesso remoto e segreto ai nostri telefoni, computer e altri dispositivi elettronici. Occorre notare che finora il governo italiano non ha presentato un'argomentazione plausibile su come la legge sull'hacking sia conforme alle norme internazionali sui diritti umani”, ha commentato Privacy International.

In primo luogo, l'hacking ha il potenziale di essere molto più intrusivo di ogni altra tecnica di sorveglianza esistente, compresa l'intercettazione delle comunicazioni. In secondo luogo, e in maniera altrettanto preoccupante, l'hacking ha il potenziale di indebolire l'integrità non solo del sistema colpito, ma anche di tutti i dispositivi e reti collegate.

Per questi motivi, l'hacking a scopo di sorveglianza sembra, a prima vista, incompatibile con le leggi internazionali sui diritti umani.

La legge in Italia

Nonostante queste preoccupazioni generali, la regolamentazione dei poteri di hacking attraverso la legge è un primo passo necessario, se non altro perché le autorità italiane stanno già usando questa tecnica senza un'autorizzazione esplicita, cosa che il Comitato Diritti Umani ha giustamente criticato.

Se il ddl Orlando è un'opportunità per riempire l'attuale vuoto legislativo nell'uso dell'hacking a scopi investigativi, Privacy International e la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili ritengono che non sia conforme a quanto previsto dalle norme internazionali esistenti in tema di diritti umani.

In particolare, la proposta così come è attualmente formulata non utilizza un linguaggio chiaro e preciso e quindi non rispetta gli standard di legalità, necessità e proporzionalità. Inoltre, non prevede procedure sufficienti per ridurre al minimo l'utilizzo dell'hacking, né prevede l'istituzione di controlli efficaci o tutele per ridurre gli abusi.

"Dovremmo essere molto cauti nel legiferare sulle nuove tecnologie. Senza adeguate tutele, i nuovi standard introdotti dalla legge avranno un impatto pericoloso sulla libertà e la privacy di noi tutti, senza prevedere la possibilità di ampliare i poteri investigativi quando si tratta di reati gravi”, ha dichiarato Privacy International.

Sollecitiamo quindi la Camera dei Deputati italiana a modificare le disposizioni sull'hacking contenute nel ddl Orlando in modo da portarle in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.

L'analisi completa di Privacy International delle disposizioni sull'hacking contenute del ddl Orlando e i loro difetti è disponibile qui.



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