La Corte Costituzionale Ceca ha criticato l'incapacità degli inquirenti interni alla polizia di indagare efficacemente sul caso di presunto trattamento inumano.
Formiche e motosega
Alcuni poliziotti cechi sono colpevoli di violenza contro un attivista durante una protesta contro il disboscamento illegale del Šumava National Park, così ha stabilito la Corte Costituzionale del paese. Il ricorrente, Jan Skalík, insieme alla Lega Ceca per i Diritti Umani, ha presentato una denuncia contro i poliziotti che lo hanno preso per il collo e picchiato sulle gambe.
Oltre a questo, i poliziotti si sono messi dietro di lui e hanno lasciato che gli operatori del parco gli versassero delle formiche dietro il collo. Un boscaiolo ha anche avvicinato una motosega accesa ad un metro dalla testa di Skalík con l'intenzione di intimidirlo.
Indagine insabbiata
Durante l'indagine sul caso di Skalík, le autorità giudiziarie hanno agito in maniera poco professionale, minimizzando le sue dichiarazioni. Quando Skalík ha presentato una denuncia penale, hanno archiviato il caso, sostenendo che non si trattasse di un reato.
Skalík ha tentato tutti i ricorsi possibili e ha chiesto indagini adeguate sul caso, oltre che di poter accedere alla relativa documentazione. Gli è stato negato, in base al fatto che il procedimento penale non era stato avviato, per cui la vittima non ha diritto di accedere ad alcun documento.
Secondo la Corte Costituzionale, la possibilità di accedere alla documentazione è un modo per controllare l'attività delle autorità e come gestiscono i casi.
'Pessimi' ispettori
L'Ispettorato Generale delle Forze di Sicurezza (GIBS), il reparto degli affari interni per le forze di polizia ceche, impiega ex poliziotti, il che mette in dubbio l'indipendenza delle indagini.
Per questo, la Corte Costituzionale ha ordinato un'indagine efficace sui fatti, e di condannare chiunque fosse ritenuto responsabile di aver commesso un reato. La Corte ha dichiarato che le indagini devono anche essere realizzate con il coinvolgimento di persone indipendenti che non siano legate alla polizia o all'ex Ispettorato di Polizia.
"Ricorrere all'Ispettorato Generale delle Forze di Sicurezza è stata una pessima scelta fin dall'inizio e questo caso non fa che confermare la nostra idea che siamo in presenza di uno stato di diritto allentato nella direzione del GIBS,” secondo Zuzana Candigliota, avvocato della Lega per i Diritti Umani.
In base all'analisi, il problema sta nella totale assenza di un controllo esterno sul GIBS e nelle ispezioni poco accurate.