Technologie e Diritti

Richiedenti asilo costretti a fare avanti e indietro

Nonostante le varie misure comunitarie volte a rallentare il ritmo dell’arrivo dei rifugiati in Europa, l’immigrazione non può essere fermata. E’ ora che gli stati membri la smettano di negare la realtà.

by Lovorka Šošić
Migrants and refugees queue to board a train in the town of Sid, Serbia February 12, 2016. (Image: REUTERS/Marko Djurica)
L’iniziativa “Welcome” ha messo in guardia sulle gravi violazioni dei diritti umani e sulla creazione di un’insicurezza legale come risultato di pratiche problematiche di rimpatrio dei rifugiati dalla Slovenia alla Croazia e dalla Croazia alla Serbia.

L’iniziativa è presentata in un rapporto prodotto dagli attivisti dell’associazione Moving Europe, che hanno parlato con gli individui “bloccati” al confine tra Serbia e Croazia, nei pressi di Adaševci e Šid, oltre che con coloro che si trovano a Belgrado. Dalle interviste, realizzate tra l’11 e il 25 gennaio, sono emersi casi di violenze da parte della polizia.

Costretti a tornare indietro

La decisione allarmante dell’UE di consentire il passaggio soltanto ai cittadini siriani, iracheni e afgani che dichiarano formalmente di voler chiedere asilo in Austria o Germania determina che molti rifugiati debbano tornare in Slovenia, Croazia, Serbia e altri paesi lungo la rotta.

Alcuni degli individui rimpatriati sono rifugiati siriani, iracheni e afgani. Dai loro racconti è emerso chiaramente che spesso non hanno avuto nemmeno l’opportunità di fare richiesta di asilo in Croazia, ma sono stati rimandati in Serbia.

Sono costretti a tornare indietro senza alcun supporto o assistenza da parte delle autorità. Stiamo di nuovo assistendo a centinaia di persone che dormono all’aperto e, in base a quanto emerge dal rapporto degli attivisti, le violenze della polizia verso i rifugiati non sono episodi rari.

Refugees on a road in Macedonia are prevented from traveling onward.   (Image: Seth Frantzman)

Nonostante le numerose misure comunitarie per rallentare i flussi di arrivo dei rifugiati in Europa, l’immigrazione non può essere fermata e la legislazione restrittiva degli stati membri UE determina un effetto domino in altri paesi lungo cosiddetta rotta balcanica.

Ping pong umano

Gli attivisti dell’Iniziativa “Welcome” hanno incontrato un uomo siriano che voleva andare in Danimarca perché la moglie e il figlio si trovano lì, ma è stato fermato in Slovenia ed è stato rimandato in Croazia e da qui in Serbia. Ora probabilmente è diretto verso la Macedonia.

Questa sorta di “ping pong” umano è inaccettabile e porta ad uno stato di insicurezza legale, in cui gli individui non hanno chiare le opzioni che hanno di fronte.

L’Iniziativa “Welcome” invita i capi di stato dell’Unione Europea a individuare soluzioni più umane e a fare uso del meccanismo di protezione temporanea, creato per i casi simili alla situazione attuale in cui masse di persone si spostano in cerca di protezione in Europa.

Anziché permettere il collasso del sistema di asilo, negare l’esistenza della crisi umanitaria in corso e accettare la situazione attuale come permanente, gli stati membri dovrebbero dimostrare solidarietà e cooperazione, come molti loro cittadini hanno già fatto.

Invitiamo tutti gli stati membri a intervenire per risolvere la crisi umanitaria. Tutti i paesi membri UE dovrebbero accogliere i rifugiati in cerca di protezione e dovrebbero lavorare insieme per costruire sistemi di integrazione duratura e di qualità. Dovrebbero anche contribuire a risolvere questa crisi ponendo fine alle guerre che la causano.

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