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“Non rimandiamo i rifugiati in Turchia!”, chiede associazione olandese

All'inizio di aprile VluchtelingenWerk Nederland (Rifugiati Olanda) ha chiesto al governo di non rimandare nessun rifugiato in Turchia.

by PILP
Refugees gather by a fire at a makeshift camp in Greece. (Image: Alexandros Avramidis, Reuters)

“Non rimandiamo i rifugiati in Turchia!” è un appello urgente che VluchtelingenWerk ha rivolto al Primo Ministro Mark Rutte e al Segretario di Stato Klaas Dijkhoff.

“Anche in questo caso si è visto che la Turchia rimanda i siriani nelle zone di guerra e quindi il trasferimento programmato dei rifugiati dalla Grecia alla Turchia deve essere fermato,” ha dichiarato VluchtelingenWerk a seguito delle risposte insoddisfacenti fornite dal Vice Primo Ministro Lodewijk Asscher in occasione di una conferenza stampa che si è tenuta all'inizio di aprile.

Fermiamo i rimpatri, avviamo le indagini

Anziché rimandare indietro i rifugiati e iniziare ad esaminare l'accordo in seguito, il piano dovrebbe essere esattamente l'opposto. Per questo VluchtelingenWerk chiede al Primo Ministro Rutte e al Segretario di Stato Dijkhoff di assicurare che le espulsioni vengano fermate.

Solo allora i pesanti risultati presentati da Amnesty potranno essere verificati. Se questi rapporti fossero infatti confermati, non potrebbero che determinare l'interruzione anticipata dell'Accordo UE-Turchia.

La Turchia non è un paese sicuro

In un primo commento sull'accordo tra Europa e Turchia, VluchtelingenWerk ha dichiarato che la Turchia indubbiamente non è un paese sicuro. La Turchia ha già iniziato ad arrestare i rifugiati e a privarli del loro status di rifugiati.

E' già stato rilevato che la Turchia ha rimpatriato rifugiati in paesi non sicuri, come l'Afghanistan, l'Iraq e la Siria. Questi rimpatri verso zone di guerra, che ora vengono effettuati anche a seguito dell'accordo siglato, sembrano avvenire in misura maggiore rispetto a quanto VluchtelingenWerk avesse previsto.

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