Technologie e Diritti

Separazione dei rifugiati: passano soltanto i selezionati

La decisione di imporre ferrei criteri per l'ingresso dei rifugiati – consentire il passaggio soltanto a Siriani, Afgani e Iracheni e fermare chi non proviene da paesi in guerra – costituisce un duro colpo allo stato di diritto.

by Danela Žagar
L'iniziativa “Welcome!” mette in guardia sul fatto che la separazione dei rifugiati provenienti dalle cosiddette zone di guerra da tutti gli altri rifugiati è inaccettabile perché:
  • L'immigrazione economica non può essere separata dalle cause politiche: la perenne instabilità del Medio Oriente, del Nord Africa e delle regioni limitrofe è il prodotto della politica estera americana e delle politiche coloniali dei paesi sviluppati dell'UE.
  • Non ci sono nazionalità che possono essere qualificate per la protezione internazionale, perché il sistema internazionale di asilo prevede un'analisi preliminare individuale che valuta le paure di persecuzione e, solo secondariamente, le gravi ingiustizie, specialmente la guerra. I cittadini dei paesi che hanno ricevuto protezione nell'UE quest'anno, come il Bangladesh e lo Sri Lanka, non potranno più presentare richiesta di protezione.
  • E' intollerabile rimandare i rifugiati in paesi come la Grecia, che non ha le strutture per garantire loro protezione, in quanto dichiarata un paese privo di adeguate condizioni di vita. La sentenza del 2011 della Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che il ritorno dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Grecia è una violazione dell'articolo 3 (divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti) della Convenzione Europea sui Diritti Umani.

Profiling etnico

L'iniziativa “Welcome!” ci ricorda anche che l'UE non ha mai tenuto conto dell'elenco dei cosiddetti paesi sicuri e quindi questo non è un criterio per cui un paese possa essere considerato sicuro. Inoltre, c'è la questione di chi decide quali persone abbiano bisogno di protezione. Il modo in cui vengono prese le decisioni di far ritornare i rifugiati è connesso alla pratica del profiling etnico da parte della polizia e delle autorità, con decisioni prese sulla base del colore della pelle, della lingua o dei documenti di un rifugiato e senza fare alcuna valutazione sulla sicurezza del paese di provenienza.

Non compromettiamo i valori UE

Infine, l'iniziativa “Welcome!” chiede corridoi sicuri per chi proviene dalle zone di guerra, sebbene questo non significhi che questo tipo di protezione – che è garantito dalla legislazione internazionale ed europea – non debba essere disponibile ad altri che si trovino in stato di necessità.

L'Unione Europea, che si fonda sui valori della protezione della vita e della libertà di tutti, che si vanta del proprio stato di diritto e lo impone agli stati che vogliano entrarvi – e ultimamente anche a tutti gli altri stati – non deve consentire che questi valori vengano meno.

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