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Romania: il governo contro la gente, il presidente e i giudici

Centinaia di migliaia di rumeni stanno protestando tutti i giorni contro un decreto del governo che depenalizza la corruzione. Il Presidente, il Consiglio Superiore della Magistratura e i garanti lo hanno contestato di fronte alla Corte Costituzionale.

by Dollores Benezic
Nelle ultime due settimane la Romania è stata teatro di scontri senza precedenti tra il Partito Socialdemocratico (PSD), che ha vinto le elezioni nel dicembre 2016 e tutti gli altri.

Indignazione

A meno di un mese da quando il PSD è salito al potere, centinaia di migliaia di rumeni sono scesi in strada a seguito dell'approvazione da parte del governo, la notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio, di un decreto d'urgenza che depenalizza alcune forme di corruzione, come l'abuso di potere e altre condotte che causano danni inferiori ai 45,000 euro.

La norma favorisce molti politici indagati o condannati per corruzione o condannati.

Tra questi c'è il leader del PSD, Liviu Dragnea, che ha già ricevuto una condanna sospesa di 2 anni e che è al momento indagato per abuso di potere. Anche se il suo partito ha vinto le elezioni, non sarebbe potuto diventare primo ministro, almeno ufficialmente, per via dei trascorsi penali.

L'indignazione dei rumeni è condivisa dal sistema giudiziario e dal presidente. Tutti hanno fermamente criticato la legge approvata di nascosto. Concordi con le critiche anche il procuratore generale rumeno, Augustin Lazar, il presidente della Direzione Nazionale Anti-corruzione (DNA), Laura Lovesi Codruţa, ill presidente Klaus Johannis e le associazioni di giudici e magistrati.

Nonostante le continue proteste a Bucarest, qui sopra, e in molte altre città, il governo rumeno continua a sostenere la legge.

Tutti ritengono che il decreto avrà un impatto negativo sulla lotta alla corruzione perché depenalizza quella commessa da politici e funzionari pubblici, rendendo vano il lavoro realizzato dai procuratori anti-corruzione del DNA in oltre 2,000 indagini al momento in corso.

Proteste nel paese e all'estero

La gente è arrabbiata soprattutto perché prima dell'approvazione del decreto aveva già realizzato altre tre proteste di massa a Bucarest e in altre 20 città contro tale disposizione, così come contro un'altra legge per applicare un indulto, la quale è stata ufficialmente giustificata come necessaria per combattere il sovraffollamento carcerario.

Il governo ha poi deciso, senza il parere obbligatorio di alcune istituzioni giudiziarie, di mettere da parte temporaneamente l'idea di una legge sull'indulto, ma è andato avanti con le modifiche al Codice Penale.

In tali circostanze, le strade della capitale rumena e di molte altre città sia grandi che piccole si sono riempite di manifestanti che chiedono il ritiro della legge, che entrerà in vigore l'11 febbraio.

Manifestazioni di solidarietà sono state organizzate anche dai rumeni che vivono in molte città europee e la situazione è stata discussa anche dal Parlamento Europeo, in un incontro ad hoc che si è tenuto il 2 febbraio. Molti leader europei hanno espresso preoccupazione per il futuro della lotta alla corruzione in Romania e hanno messo in guardia il governo affinché non cancelli i progressi fatti lo scorso anno sul tema. La Romania è ancora sotto la lente dell'Europa per via della corruzione attraverso il Meccanismo di Cooperazione e Verifica Europeo.

Le proteste sono continuate ogni notte dall'approvazione della legge, che entrerà in vigore l'11 febbraio.

Anche la Chiesa Ortodossa Rumena, nota per essere alleata del PSD e in generale sostenitrice dei politici al potere, ha rilasciato una dichiarazione in cui riconosce l'importanza della lotta contro la corruzione e chiede al governo di ritirare il decreto.

Sono state presentate inoltre numerose dimissioni tra le fila del PSD, compresi membri del partito, sindaci e il ministro dell'economia, ognuno dei quali ha dichiarato di essere contrario al decreto.

La Magistratura viene in soccorso?

Nonostante tutte le proteste e le critiche nazionali e internazionali, il leader del PSD, Liviu Dragnea, e il governo hanno annunciato che non ritireranno il decreto, sostenendo che l'opposizione mente e che tutte le modifiche normative sono volte a rendere il codice penale conforme alla Costituzione.

Nel frattempo il decreto è stato portato di fronte alla Corte Costituzionale dal presidente rumeno, dal Consiglio Superiore della Magistratura e dai garanti. Tutti ora attendono la decisione della Corte, sperando che arrivi prima dell'entrata in vigore del decreto, l'11 febbraio.

Fino ad allora, centinaia di migliaia di rumeni continueranno a scendere in strada, per portare avanti proteste pacifiche, e tra loro ci sono anche persone che hanno votato PSD alle elezioni. Ogni sera, con temperature spesso sotto lo zero, la gente scende in strada, con bambini, animali e cartelloni, riunendosi nella piazze centrali per esprimere il suo malcontento verso il governo.


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