Monitoraggio UE

UE ambisce a una maggiore legittimazione democratica

Con le riforme al sistema europeo sulle petizioni, un maggior rigore nel finanziamento ai partiti europei e altri elementi del pacchetto democrazia proposti dalla CE, l'UE mira a quella legittimazione democratica di cui ha sempre più bisogno.

by György Folk

Il discorso di quest'anno sullo Stato dell'Unione di Jean-Claude Juncker può essere visto, in retrospettiva, come un momento di svolta per l’Europa.
Dopo anni di crisi, declino economico e delusioni, il presidente della CE è riuscito per la prima volta ad inviare un messaggio forte che ha risuonato positivamente attraverso i media europei. La sua "uni-vision for Europe" mira a sanare il divario tra l’Europa occidentale e i paesi dell'Europa centrale e orientale. Le sue promesse di rafforzare l'eredità democratica dell'UE, oltre che di migliorare l’integrazione economica, sono il segno promettente di un'Europa che ascolta di più i suoi cittadini e meglio riflette le realtà delle nostre società.

"La nostra Unione ha bisogno di un salto democratico in avanti. Troppo spesso le elezioni europee sono state ridotte a nient'altro che alla somma delle campagne nazionali." La democrazia europea merita di meglio: dovremmo dare ai partiti europei i mezzi per organizzarsi meglio", ha detto Juncker nel suo discorso sullo Stato dell'Unione.

Anche le istituzioni europee ammettono che il sistema di petizione dei cittadini dell'Unione Europea, lo European Citizens' Initiative (ECI), nei suoi primi 5 anni non ha portato al successo sperato. Sono state avviate solo 50 iniziative e appena 4 hanno raggiunto il milione di firme necessarie. Problematiche simili riguardano anche gli strumenti di democrazia diretta dell’UE: la mancanza di partiti europei adeguati e il loro difficile finanziamento sono solo due dei temi che impediscono ai cittadini di avere una maggiore fiducia nell'UE.

In merito al pacchetto democrazia, Alberto Alemanno, accademico e co-fondatore dell'iniziativa Good Lobby per la lobbying civile, ha detto a Liberties: "In linea con il discorso di Juncker, la Commissione sembra suggerire che sia giunta l'ora per l'UE di concentrarsi meno sulla policy e più sulle politiche, ampliando il numero di cittadini coinvolti, sia alle urne, in contesto elettorale, che a livello civico. Inoltre, se la riforma ECI alimenta la democrazia partecipativa rendendola più vicina ai cittadini, la proposta di finanziamento delle parti politiche ha il potenziale di rafforzare la democrazia rappresentativa nell’UE ".

Cosa può accadere

Le riforme ECI, inclusa la riduzione dell'età del voto da 18 a 16 anni, promettono di rendere più facile per i cittadini avviare e sostenere iniziative attraverso un utilizzo più esteso delle possibilità digitali e un alleggerimento dei requisiti più gravosi. La CE, per accelerare e semplificare l'accettazione delle ECI, ha inoltre rivendicato il diritto di decidere al livello politico del Collegio dei Commissari. Di conseguenza, solo l'iniziativa "Stop Brexit" è stata rifiutata, poiché è chiaramente al di fuori del campo di applicazione del regolamento. ECI offrirà la traduzione gratuita di tutte le iniziative, la votazione con le schede eID, una pagina di upload unificata e semplificata e un servizio gratuito di raccolta dati online per gli organizzatori. L'abbassamento dell'età necessaria per sostenere un'iniziativa a 16 anni, significherebbe 10 milioni di potenziali sostenitori appartenenti alla generazione più tecnologica.

Secondo Alemanno, però, "nessuna di queste riforme proposte da sola sarà in grado di colmare il divario di empowerment civico che caratterizza il processo decisionale dell'UE. Tuttavia entrambe potrebbero essere potenzialmente in grado di creare un ambiente più favorevole alla definizione di programmi maggiormente orientati ai cittadini - grazie ad un più facile accesso all’ECI - e una rappresentanza politica più autentica dell'UE – tramite l’abbassamento delle barriere di ingresso per i nuovi partiti politici europei. Tuttavia, per realizzare questi ultimi, il Parlamento e il Consiglio dovranno completare le loro riforme sulla composizione del Parlamento Europeo e quelle relative alla legge elettorale dell'UE ".

Ancora, aggiunge Alemanno, la riforma ECI non affronta la questione dell'elefante in camera rappresentata in maniera paradigmatica dalla campagna ECI sul Glifosato: cosa succede quando una ECI si sovrappone ad un processo decisionale in corso nell'UE? Che ruolo giocano 1 milione di firme su una decisione di comitati in corso? La campagna sui glifosati suggerisce che non sia più credibile considerare un ECI e un processo decisionale quotidiano come questionitotalmente scollegate.

Veri partiti europei

Con la “costituzione” dell’UE, ovvero il trattato di Lisbona, la possibilità di costituire veramente dei "partiti europei" è diventata una realtà. Tuttavia, fino ad ora i gruppi politici del Parlamento europeo sono stati un collage di partiti nazionali che talvolta mettono insieme partiti politici con agende soltanto vagamente simili.

Sotto questo aspetto non è cambiato poi molto neanche dopo l'introduzione, avvenuta nel 2014, del regolamento sullo statuto e sul finanziamento dei partiti e delle fondazioni politiche europee - che intendeva aumentare la visibilità, il riconoscimento, l'efficacia, la trasparenza e la responsabilità dei partiti politici europei. Al fine di portare questi cambiamenti ritenuti tanto necessari, la Commissione di Juncker mira quindi a passare gli emendamenti prima delle elezioni del PE 2019.

Ma restano aspetti problematici, come singoli membri di uno stesso partito nazionale che sponsorizzano la creazione di differenti partiti europei. Un altro problema cruciale è che la distribuzione attuale dei finanziamenti europei per i partiti non è sufficientemente proporzionata alla dimensione della rappresentanza raggiunta nelle elezioni europee. Per affrontare le due questioni, sia quella della rappresentanza che quella del finanziamento equo, la CE ha proposto di aumentare la percentuale di finanziamenti assegnata sulla base della quota di voto reale dall'85% al 95%. Oggi, il 15% dei finanziamenti è condiviso tra tutti i partiti, a prescindere dal numero di elettori che essi rappresentano.

Per Alemanno la proposta relativa al Finanziamento dei partiti politici ci ricorda che l'articolo 7 non è l'unica arma che l'Unione Europea ha per contrastare su un piano di diritto paesi come l’Ungheria e la Polonia. Il regolamento prevede un meccanismo, ora ulteriormente rafforzato, di sorveglianza sulla conformità dei partiti politici europei ai valori fondamentali dell'UE. Questo meccanismo di sorveglianza, anche se attualmente trascurato, rappresenta un potente meccanismo di sanzionamento che dovrebbe essere utilizzato maggiormente. Tuttavia, se circa il 30% dei deputati appartengono a gruppi politici europei i cui partiti sono percepiti o agiscono come populisti (ad esempio, la Fidesz dell'Ungheria appartiene al gruppo PPE, Syriza e Podemos al gruppo Greens-EFA, mentre UKIP, AfD e M5S al gruppo EFFD), il suo uso è chiaramente off-limits e questa riforma non potrà fare nulla, aggiunge Alemanno.

Nessuna ricetta magica

Nessun cittadino dell'Unione Europea sufficientemente razionale dovrebbe nutrire eccessive aspettative nei confronti dei passaggi sopra elencati e, a ben vedere, nessuno di essi è eccessivamente ambizioso. Tuttavia, dopo che per anni la Commissione Europea ha dovuto difendersi, il suo presidente è finalmente stato in grado di inviare un segnale positivo che mira a tenere insieme l'UE e, al tempo stesso, ad offrire nuove idee per ridurre il divario democratico dell'Unione.

Come ha detto Juncker: "Abbiamo bisogno di partiti europei che abbiano una vera e propria dimensione europea e con i mezzi per fare la differenza".



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