Le elezioni in Azerbaijan non sono mai state messe in dubbio, come non lo è stato il referendum costituzionale del 26 settembre, che un noto attivista ha descritto come “un assalto frontale alla democrazia.”
Le numerose modifiche alla costituzione servono in gran parte a rafforzare ulteriormente l'attaccamento al potere del Presidente Ilham Aliyev. Le modifiche spianano la strada al giovane figlio nel seguire le orme del padre e danno al governo maggiori strumenti legali per reprimere gli attivisti e qualunque parvenza di libertà dei media, vale a dire quei pochissimi giornalisti non collaborazionisti che si trovano ancora nel paese e che non sono finiti dietro le sbarre.
'Nessun fondamento nella realtà'
Le organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani hanno denunciato il clima in vista del referendum, quando è stato impedito ai partiti dell'opposizione di partecipare alla campagna, attivisti e giornalisti sono stati perseguitati e imprigionati e l'informazione su cosa, esattamente, si chiedesse nella scheda, era impossibile da accertare, eccetto che da parte di una manciata di mezzi di comunicazione online indipendenti.
Nulla di tutto ciò è sembrato destare preoccupazione nella missione di osservazione PACE, che non ha trovato alcunché da criticare:
“Le operazioni di voto sono state trasparenti, ben organizzate, efficienti e pacifiche durante tutta la giornata di votazioni e non sono state registrate gravi violazioni durante le procedure di conteggio, per questo rispettiamo la volontà dei cittadini dell'Azerbaijan.”
Nel rapporto si sottolinea anche che “durante la campagna referendaria entrambe le parti – i sostenitori e gli oppositori – hanno potuto esprimere le loro opinioni,” un'affermazione che i critici si sono affrettati a sottolineare non avere nessun fondamento nella realtà.
I gruppi di opposizione che hanno provato a sostenere gli onerosi
costi di registrazione per fare campagna hanno subìto persecuzioni senza precedenti e sono stati tecnicamente obbligati a ritirare le
loro petizioni. Circa 200 manifestanti sono stati arrestati durante
le due manifestazioni che il regime totalitario aveva deciso di
autorizzare.
Brogli elettorali
PACE non ha riscontrato alcuna irregolarità nel voto, ma i due principali media indipendenti del paese, Meydan TV e Azadliq Radiosu, per tutta la giornata del referendum hanno postato video e foto di brogli elettorali. Mentre la commissione elettorale registrava una massiccia partecipazione, le telecamere ufficiali nelle sezioni elettorali registravano video di sezioni vuote e funzionari in solitudine.
Il referendum è un altro capitolo del rapporto indecente tra Consiglio d'Europa e Azerbaijan. Nel 2013, una delegazione di PACE non aveva riportato irregolarità, nonostante il fatto che un'applicazione governativa avesse diffuso i risultati addirittura prima che gli elettori fossero andati a votare.
Due anni dopo, quando altri osservatori furono allontanati dalle condizioni imposte da Baku, che di fatto impedirono un serio monitoraggio delle elezioni, PACE, imperterrita, di nuovo elogiò la buona fede della democrazia Azerbaijana.
Il Consiglio d'Europa dovrebbe essere un insieme di paesi democratici, ma le autorità azerbaijane hanno manifestato scarso interesse a farne parte. Questo ha turbato almeno una parte del Consiglio d'Europa – dieci anni fa, il consiglio ha discusso la sospensione del diritto di voto dell'Azerbaijan – ma i suoi membri sembrano aver deciso di far finta che l'Azerbaijan sia una democrazia e di sperare per il meglio. Con un altro colpo di scena, l'Azerbaijan ha addirittura ottenuto la presidenza del Consiglio nel 2014, Consiglio spesso descritto come “l'organismo più alto in tema di diritti umani in Europa,” cosa che ha messo ulteriormente a rischio la sua stessa credibilità.
Corrotto alla sottomissione
Molti si sono chiesti perché un organismo il cui unico compito è la promozione dei diritti umani e dello stato di diritto lo faccia in maniera così irritante. In Caviar Diplomacy, un'approfondita e critica analisi dei rapporti tra Azerbaijan e Consiglio realizzata dalla European Stability Initiative (ESI), gli autori affermano che Baku ha pressoché corrotto il Consiglio affinché si sottometta:
Molti deputati vengono regolarmente invitati in Azerbaijan e pagati generosamente. Normalmente, in un anno vengono invitati in 30 o 40, alcuni più volte. Vengono invitati a conferenze, eventi, talvolta per le vacanze estive. Si tratta di vere e proprie vacanze, con tanto di regali costosi. Questi sono costituiti in genere da tappeti costosi, oggetti in oro e argento, bevande, caviale e denaro. Un dono comune a Baku è rappresentato da 2 chili di caviale.
I membri di PACE sono tenuti a dichiarare qualunque regalo del valore superiore ai 200 euro, ma non esiste un archivio pubblico di tali dichiarazioni e lo statuto di PACE non prevede esplicitamente una sanzione per la violazione. Abbiamo chiesto le dichiarazioni di tutti i membri della missione di osservazione e aggiorneremo questo post quando le avremo ottenute.
Negli accordi Bizantini tra istituzioni pan-Europee, il Consiglio
d'Europa spesso non viene menzionato. Questa relativa oscurità
potrebbe teoricamente esentare i suoi membri dall'assumere posizioni
coraggiose, cosa che i politici nazionali non possono fare. E
consente loro anche di ignorare il loro mandato e usare il loro ruolo
per coprire le dittature e le violazioni di diritti umani.
C'è chi, come il Presidente ESI Gerald Knaus, sostiene che il Consiglio d'Europa è controproducente e ora serve a degradare, piuttosto che a difendere, i diritti umani nei suoi stati membri. Così non deve essere, ma l'ultimo fallimento della missione di osservazione nel trovare qualcosa di irregolare in un voto farsa mina la fiducia nel futuro di PACE.