Technologie e Diritti

Cresce la discriminazione istituzionale in Spagna dopo gli attacchi di Parigi

Rights International Spain ha inviato una lettera all'inviato speciale ONU sul razzismo per informarlo del recente innalzamento dell'Islamofobia istituzionale.

by Rights International Spain

Rights International Spain si è rivolta all'inviato speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza, per informarlo dei numerosi esempi di discriminazione istituzionale contro comunità musulmane e arabe in Spagna, soprattutto sulla scia degli attacchi che hanno colpito Parigi all'inizio di gennaio. La lettera mette in luce nello specifico le persecuzioni da parte della polizia a cui tali comunità (o individui che semplicemente hanno le sembianze di “arabi”) sono sottoposte e richiama l'attenzione su alcune frasi pronunciate da pubblici ufficiali che stigmatizzano questi gruppi e che potrebbero incoraggiare un innalzamento dei comportamenti islamofobici tra i cittadini.

La lettera fa riferimento in primo luogo ad alcune “raccomandazioni” emanate dalla Polizia Nazionale presso il Comando Provinciale dell'Andalusia Occidentale, riguardo alle “azioni che coinvolgono individui di origine araba.” Questi ordini hanno dato avvio ad una sorveglianza sproporzionata e ingiustificata di un settore della popolazione soltanto sulla base delle sue caratteristiche (profiling etnico), così come alla stigmatizzazione di queste comunità, promuovendo un trattamento meno favorevole e quindi discriminatorio. Tra queste raccomandazioni ce n'è una che prescrive agli agenti di prestare “particolare attenzione agli Algerini” poiché essi sarebbero “più conflittuali dei Marocchini e misure speciali di sicurezza dovrebbero essere prese nel fermarli.” Agli agenti veniva anche detto di prestare particolare attenzione agli individui dalle “sembianze arabe” in situazioni che altrimenti sarebbero considerate normali. Gli agenti sono stati anche spronati a fermare e perquisire tutti i “soggetti arabi” scovati ad utilizzare dei portatili o a registrare dei video in macchina. Sono stati addirittura sollecitati a sequestrare o fotografare documenti in possesso di queste persone nel caso in cui fosse presente qualunque “testo in arabo.”

Sebbene la Direzione Generale abbia annullato queste raccomandazioni dopo la loro diffusione sui media, non è ancora chiaro chi sia stato responsabile dell'emissione di questi ordini illegali o di qualunque provvedimento disciplinare sia stato preso sulla questione, nonostante la sua rilevanza. Ciò che è peggio, come il testo mandato all'inviato cita, sebbene non siano stati emessi ulteriori ordini scritti, è probabile che simili istruzioni siano state trasmesse a molte sedi della polizia, determinando così un controllo sproporzionato e ingiustificato delle persone di fede musulmana o che hanno caratteristiche fisiche arabe. A questo proposito, abbiamo esempi di pratiche di controllo sproporzionato realizzate sulle comunità musulmane nei casi recentemente documentati nelle Asturie e a Madrid. Se nel 2009 l'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti Fondamentali aveva già messo in luce l'esistenza di prassi sproporzionate di fermi e perquisizioni dei musulmani nordafricani, queste pratiche sembrano essere peggiorate di recente.

"Integrati o sarai espulso”

Tali pratiche vengono adottate in un contesto in cui i pubblici ufficiali utilizzano discorsi che collegano l'immigrazione al terrorismo. Il ministro degli interni è arrivato al punto di giustificare i rimpatri sommari da Ceuta e Melilla sostenendo che i migranti che cercano di entrare in Spagna sono “terroristi islamici”, mentre, secondo i dati di ACNUR, molti di loro sono in realtà rifugiati che fuggono da zone di guerra. Il presidente della comunità autonoma (governo regionale) di Madrid di recente ha rilasciato dichiarazioni in cui, riferendosi alle “sfide nella lotta al jihadismo,” collega l'immigrazione al terrorismo, affermando che “se gli immigrati non si integrano, devono essere espulsi.” Non dimentichiamoci che il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, durante una conferenza stampa in occasione della sua ultima visita in Spagna, ha messo in guardia proprio sulla necessità di non collegare il terrorismo all'immigrazione e ha sollecitato gli stati a non sacrificare i diritti umani nella lotta contro il terrorismo.

Rights International Spain ha trasmesso all'inviato le sue preoccupazioni che tali discorsi e pratiche discriminatorie della polizia indirizzate alle comunità musulmane e arabe possano incoraggiare comportamenti razzisti e islamofobici tra gli Spagnoli. In una recente indagine condotta in vari paesi, la Spagna è risultata uno dei paesi europei con più alti tassi di islamofobia. Secondo lo studio, il 46% degli Spagnoli oggetto dell'indagine è contrario alla presenza dei musulmani nel loro paese, sebbene la popolazione musulmana in Spagna sia considerevolmente minore rispetto ai paesi limitrofi.

Tutte queste informazioni sono state riportate all'inviato nella speranza che ricordi al governo spagnolo i suoi obblighi racchiusi nel principio di non discriminazione sulla base delle origini etniche o della religione.

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