Technologie e Diritti

Futuro a rischio per la Corte Europea dei Diritti Umani

La Corte Europea dei Diritti Umani è vittima della sua stessa popolarità. Nel 2014 ha avviato 17,200 nuovi precedimenti, mentre 100,000 sono in attesa di giudizio. Con tale arretrato, la sua capacità di proteggere pienamente i diritti umani è a rischio.

by Polish Helsinki Foundation for Human Rights

A causa dell'arretrato di casi citato, una serie di conferenze sono state realizzate dal 2010, volte a potenziare il sistema. Esse hanno prodotto due Protocolli addizionali per la Convenzione, in attesa di essere ratificati dagli stati membri.

La scorsa settimana un'altra conferenza ha avuto luogo ad Oslo, dove si è discusso del futuro della CEDU. La conferenza è stata organizzata dal Governo della Norvegia e dal Pluri Court, unità di ricerca dell'Università di Oslo. Hanno partecipato rappresentanti delle agenzie governative (che sono responsabili delle cause alla CEDU) e membri dello staff dell'ufficio amministrativo della Corte. La conferenza è un passo importante nel processo di riforma della Corte e avrà un impatto significativo nella sua configurazione futura.

Durante il suo discorso di apertura, il giudice Dean Spielmann, presidente della CEDU, ha segnalato come la Corte stia realizzando riforme da molti anni. Gli effetti dell'introduzione del Protocollo 14 sono diventati visibili quando la sezione filtro ha iniziato a riportare casi invalidi e secondari, riducendo così il numero di casi che la Corte deve esaminare. Dando priorità ai casi importanti si riducono i tempi richiesti per il loro esame. Il presidente ha anche sottolineato che i governi nazionali dovrebbero ora concentrarsi sull'implementazione effettiva dei giudizi della Corte a livello locale. Al momento, più di 10,000 giudizi sono in attesa di essere attuati. Il discorso di Spielmann è stato un chiaro messaggio ai governi nazionali, sul fatto che essi dovrebbero smetterla di focalizzarsi su come la Corte opera, e supportare invece le riforme introducendo effettivamente gli standard che derivano dalle sentenze che hanno avuto luogo nei loro rispettivi confini.

Purtroppo, e non è la prima volta, la voce del giudice Spielmann è stata trattata con sufficienza dai rappresentanti dei governi (in particolare di Repubblica Ceca, Gran Bretagna e Svizzera), i quali ritengono di avere molte idee per riformare il sistema. Pochissimi membri di ONG hanno partecipato alla conferenza. L'unico testimone ufficiale della società civile è stato il Dr. Adam Bodnar, rappresentante della Fondazione Helsinki per i Diritti Umani. Egli ha sottolineato che l'azione principale che può essere intrapresa dai governi nazionali per contribuire all'aumento di efficienza della Corte consiste nel fornire un supporto finanziario e in termini di staff. Ha inoltre ricordato il problema della Russia, che, negli ultimi mesi, ha dato prova della mancanza di rispetto nei confronti della Convenzione Europea sui Diritti Umani, al pari della Gran Bretagna, che ha constantemente indebolito gli sforzi della Corte e minacciato di abbandonare la Convenzione.

La sua voce è restata purtroppo inascoltata e gli altri partecipanti non hanno addirittura considerato le sue conclusioni meritevoli di risposta. Discutere del futuro della Corte Europea dei Diritti Umani senza la partecipazione delle ONG e dei gruppi che rappresentano i ricorrenti, sembra essere una pericolosa consuetudine. Sono loro, e non i governi, i principali "clienti" del sistema che opera in Europa per proteggere i diritti umani, e sono quindi le loro voci che dovrebbero essere ascoltate con la massima priorità, prima che ogni nuova riforma venga applicata. Lasciare le riforme ai governi, che sono in genere imputati nei casi che arrivano di fronte alla Corte, non lascia ben sperare sul futuro della Corte. Nonostante la sede simbolica della conferenza, i rappresentanti dei governi non hanno accettato incondizionatamente la responsabilità di implementare le decisioni della Corte nei rispettivi paesi, in modo da ridurre il numero di casi ripetuti sulla stessa materia - il che di per sé indica un errore nel sistema - che arrivano alla Corte. Essa può incrementare la sua efficienza e accelerare i casi più gravi solo se riceve aiuti dagli stati membri.

Vale la pena ricordare che prima della conferenza, HFHR, insieme a 20 altre ONG dell'Europa centrale ed orientale, ha pubblicato una lettera aperta ai partecipanti. Le ONG hanno sottolineato che i loro paesi di origine sono luoghi in cui le azioni della Corte hanno migliorato lo stato della democrazia e hanno implementato il sostegno ai diritti umani. Quindi, esse si sentono in dovere di prendere posizione nel dibattito in corso. Hanno notato con preoccupazione che alcuni dei paesi stanno indebolendo e anche apertamente attaccando la Corte. Tali azioni sono state osservate durante i dibattiti, con la proposta di introdurre limitazioni nei casi che è possibile portare davanti alla Corte, per esempio imponendo tasse, o l'obbigatorietà della rappresentanza tramite mandato di un avvocato professionista. Altri atteggialmenti ostili sono stati espressi mostrando mancanza di rispetto verso la Corte e il suo ufficio amministrativo. Tali azioni possono rappresentare una seria minaccia per i cittadini, per i sostenitori dei diritti umani e per le ONG nei paesi in cui la Corte è l'unica chance per cercare giustizia e rispetto dei diritti umani.

Alla conferenza hanno partecipato il Dr. Adam Bodnar e Dominika Bychawska-Siniarska, rappresentanti della Fondazione Helsinki per i Diritti Umani.

Per saperne di più: http://www.hfhr.pl/niejasna-przyszlosc-europejski...

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