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Spagna bocciata dal Comitato Anti-Tortura dell'ONU

Il Comitato dell'ONU contro la Tortura ha pubblicato di recente le sue osservazioni conclusive sull'ispezione alla Spagna dell'aprile 2015, criticando le poche azioni intraprese per adempiere alle raccomandazioni presentate nel 2009.

by Rights International Spain
Photo: Yuri Numerov - Flickr/CC content

Il 15 maggio il Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura ha pubblicato le sue osservazioni conclusive sulla Spagna a seguito dell'ispezione. Il comitato riprende in larga parte sia le preoccupazioni che le raccomandazioni descritte nel rapporto ombra preparato da Rights International Spain e critica la mancanza di progressi nell'implementazione delle raccomandazioni presentate nel 2009, quando la Spagna era stata sottoposta alla precedente ispezione.

Mancanza di una descrizione precisa del reato di tortura nel codice penale

Il comitato ha ribadito le sue preoccupazioni in merito alle lacune nella regolamentazione del reato di tortura. Il codice penale non è ancora stato aggiornato per adeguare la definizione di tortura a quella contenuta nella Convenzione ONU contro la Tortura e le pene continuano ad essere inadeguate considerata la gravità del crimine. La Spagna è quindi sollecitata ad introdurre le modifiche necessarie nel codice penale per armonizzare la sua legislazione interna alla Convenzione. d

Debiti in sospeso, crimini dal passato: l'imprescindibilità della tortura e della legge sull'amnistia

Il comitato ricorda ancora una volta allo stato spagnolo che gli atti di tortura, comprese le sparizioni forzate, non sono soggetti né a prescrizione né ad amnistia. Lo stato viene quindi sollecitato ad adottare tutte le misure necessarie per assicurare che episodi criminali di questo tipo, compresi quelli avvenuti durante la Guerra Civile Spagnola e sotto il regime di Franco, vengano indagati accuratamente e portati in tribunale e che le vittime siano risarcite.

Isolamento durante l'arresto e registrazioni audiovisive

Il comitato, in accordo con altri organismi, tra cui la Corte Europea dei Diritti Umani, ha criticato nuovamente la pratica spagnola dell'isolamento detentivo fino a 13 giorni in caso di accuse di terrorismo. Il comitato sollecita lo stato a superare tale pratica e a lavorare per la sua abolizione e di sfruttare l'occasione della riforma in corso del Codice di Procedura Penale per far sì che a tutti gli arrestati siano assicurate le garanzie fondamentali.

Uso eccessivo della forza e impunità della polizia

Il comitato ha espresso preoccupazione anche per i casi documentati in cui la polizia e la Guardia Civil hanno fatto uso di forza eccessiva, sia durante le manifestazioni che nelle attività di controllo delle frontiere. A questo proposito, la Spagna è sollecitata ad “adottare misure efficaci per mettere fine al ricorso sproporzionato alla forza da parte delle forze dell'ordine, in modo da garantire che norme chiare e precise governino l'uso della forza,” nel rispetto degli standard internazionali.

Il comitato ricorda allo stato spagnolo anche i suoi obblighi di indagare su tutti i casi di brutalità da parte della polizia. Raccomanda che la Spagna intraprenda una serie di provvedimenti per superare l'impunità dei poliziotti che fanno un uso eccessivo della forza, come ad esempio l'istituzione di un meccanismo indipendente per monitorare l'operato della polizia, la chiara identificazione dei poliziotti, la protezione da rappresaglie per chi denuncia le violenze e la raccolta di dati statistici sui rapporti e sulle sentenze riguardanti casi di tortura e violenza.

Principio del non-respingimento e garanzie diplomatiche

Il comitato ricorda alla Spagna che dovrebbe assicurare che nessuna persona venga espulsa, rimpatriata o estradata in uno stato in cui ci sono fondate ragioni di credere che quella persona rischierebbe di essere sottoposta a tortura. Dovrebbe inoltre evitare di richiedere o accettare garanzie diplomatiche come assicurazioni contro la tortura o violenza in questi casi. Allo stesso modo, dovrebbe valutare singolarmente ogni caso e garantire che tutte le persone che necessitano di protezione internazionale abbiano accesso all'asilo e allo status di rifugiato.

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